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giovedì 5 luglio 2012

L'album "Quante volte ho contato le stelle" raccontato da Mia Martini



Ormai i miei tre anni di assenza dalla scena sono acqua passata. Dallo scorso Sanremo (con E non finisce mica il cielo ) in poi è nata un’altra Mia Martini. Quindi, oggi, non c’è nessun rientro, semmai una prosecuzione della nuova strada intrapresa.
Finora tutti consideravano la mia voce e basta. Ero un’interprete delle cose che altri scrivevano, c’era partecipazione vocale, ma non di testa, di cuore, di sangue. Essere solo una cantante non mi dava più niente, soprattutto perché non dava più niente agli altri e allora mi sono intestardita nella ricerca di un qualcosa che mi offrisse la possibilità di vivere veramente. Ho studiato, ho cercato in me stessa le ‘mie’ verità, sono migliorata e finalmente sono entrata veramente nella musica. Ho scoperto un mondo bellissimo, impalpabile, impercettibile e vastissimo. Adesso si che posso dire di essere viva. Oggi, affrontando appunto questa prova ho capito che essere cantanti di se stessi è un’altra cosa, molto più interessante e completa. Io ho cantato le cose che in certi momenti ho vissuto o ho creduto di vivere. Un’esperienza che è solo l’inizio del mio lavoro futuro e che mi ha fatto finalmente trovare la mia giusta dimensione d’artista.


Anche se non mi voglio più considerare una cantante solamente, è bello sapere di essere gratificata di stima in un ambiente che fa più facilmente trapelare la maldicenza della generosità. Il fatto è che mi ero resa conto di lavorare in un mondo che mi stava stretto. Venivo bombardata da pesanti richieste commerciali, legate al lancio di una ‘immagine’ che non era la mia. La mia voglia invece, è sempre stata quella di potere incidere canzoni scritte da me o da altri, e la libertà di scegliere testi e contenuto.
Artisticamente, con la svolta di scrivere i pezzi, credo di essere maturata molto, è la mia vera identità.
Ho scritto molto. Poesie, testi, parole in libertà. Ho anche ripreso i miei studi di musica classica, ho scoperto di amare il mio tempo libero, la mia casa, il mio uomo, le mie piantine di basilico. Una donna ogni tanto ha bisogno di ritirarsi in casa. Aggiungiamo che tre anni fa ero moralmente distrutta, non avevo più voglia di sopportare un ambiente che mi bistrattava. L’intervallo mi è servito per diventare più forte, più grande: ma soprattutto per scrivere. Poi ho scoperto di essere diventata più fiduciosa verso me stessa, meno fragile, meno vulnerabile: e allora sono tornata.Tutto quello che io provo oggi è dovuto alle esperienze passate. Soprattutto quelle negative. Se una persona non soffre, se non sbatte la testa contro un muro non può maturare né imparare niente, perché le cose che vanno bene si dimenticano troppo presto. Io, per esempio, ho avuto un sacco di batoste che ricorderò tutta la vita perché mi hanno lasciato il segno. Ma solo così sono state, sono e rimangono di insegnamento.

Già con Danza realizzato con Ivano Fossati è successo che io volevo un altro indirizzo artistico perché mi ero stancata di un personaggio da cantante tradizionale che non era mio anche se mi ha dato soddisfazioni come cantare all’ Olympia di Parigi con Aznavour, cose che in Italia pochi sanno proprio perché la promozione che ricevevo io non era minimamente caratterizzata dalla mia vita artistica ma solo dai dischi. Solo quelli contavano e alla loro maniera naturalmente: così, quando ho deciso la copertina di Danza, la coppa di champagne presa a calci che significava visualizzare le mie interpretazioni, loro hanno detto di non essere d’accordo ed è cominciato un periodo di scazzi.
All’inizio, io e Ivano, seguendo un consiglio che ci hanno dato in molti, abbiamo lavorato insieme ma non è stato facile, si finiva per trasportare anche nel lavoro le tensioni del rapporto, tensioni normalissime come quelle di tutti, creandone altre ancora e così dopo E non finisce mica il cielo ci siamo detti di comune accordo che era meglio non lavorare insieme. Ivano mi ha consigliato Shel e devo dire che non sbagliava: Shel è bravissimo come musicista ma è soprattutto una persona che mi aiuta a stare bene, a vincere i miei timori, le mie paure, un amico.

Nel realizzare questo disco, Quante volte.. ho contato le stelle, abbiamo scoperto di pensarla allo stesso modo su molti argomenti della vita, e tra noi si sono accese nuove scintille di fantasia. Abbiamo lavorato con amore, in perfetta serenità, divertendoci: e questo è un aspetto importante per la buona riuscita delle cose che fai. Questo disco rappresenta molto per me sia perché segna il mio ritorno nel mondo della musica leggera, sia perché è il frutto di un mio lungo lavoro di ricerca, oltre che sui testi, sugli arrangiamenti. Trovo fondamentale per un cantautore dare largo spazio alla ricerca musicale, attività che da noi in Italia, forse per il nostro senso d’inferiorità nei confronti degli stranieri, è molto frenata. Da questo momento in poi intendo perfezionarmi continuamente, anche cambiando spesso genere musicale, se necessario. La canzone che preferisco in assoluto è “Stelle” in cui si parla delle illusioni di un mondo, come quello dello spettacolo, in cui sempre più frequentemente in nome del successo si chiede alle persone di tradire se stesse.
Quello che invece è per me fondamentale è riuscire a mantenere questa ‘carica’ che mi porto dentro e che mi impedisce di adattarmi alle situazioni di compromesso, stimolandomi a intraprendere nuove strade.

Anche questa volta, come già con Mimì, ho scritto i testi delle mie canzoni, perché solo interpretandole mi sembrava di non dare abbastanza. Tessere insieme musica e parole è un gioco stupendo.

Alcuni estratti sono inseriti nel libro Mia Martini. La voce dentro



Il video:

Mia Martini a L'orecchiocchio: Quante volte/Bambolina bambolina/Solo noi
http://www.youtube.com/watch?v=8rpSxqGAvwE

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