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domenica 7 aprile 2013

Roberto Murolo e Mia Martini: la corrispondenza d’amorosi sensi tra il rabdomante e la sua piccerella


 
Ecco due lettere scritte da Roberto Murolo e Mia Martini nelle quali esprimono la loro corrispondenza d’amorosi sensi. Un documento prezioso.
L’incontro con Mia Martini è stato bellissimo e ho capito subito il valore di questa donna – afferma   Roberto Murolo  - , nel disco che abbiamo fatto insieme a lei è stata veramente brava, ci siamo incontrati in questa canzone splendida dal calore napoletano con la sua voce bella e personale, un’interpretazione sentita. L’altro pezzo lo ha scelto lei, perché ama il testo ottimista che parla del mare e dei pescatori, ed io sono stato d’accordo perché è un classico che ancora oggi a Napoli cantano tutti. Avremmo voluto tanto fare insieme “Reginella”, ma il produttore non ci ha dato la possibilità di inserirla nel disco.
Lei era una persona simpaticissima, tranquilla, in tournèe ci divertivamo molto, soprattutto quando andavamo a cena tutti insieme. Ogni volta che ci incontravamo era una festa, potevo essere suo padre, anzi suo nonno, ma lei scherzava con me come un vecchio compagno di sempre. E giocavamo a farci i complimenti a vicenda: lei diceva che io ero l’ultimo rabdomante della canzone napoletana, sempre alla ricerca dell’eterna melodia: io mi incantavo a vederla ‘vestire’ una canzone. Mia Martini non cantava le canzoni, le indossava, anzi le viveva.
 
E quando canta Napoli, vive Napoli, la sua voce è quella di Napoli, forse perché  è una donna del sud, forse perché ha sofferto tanto, forse perché cantare non è soltanto una professione per lei, ma soprattutto è un modo di trasmettere ogni sentimento, dal più dolce a quello più disperato… Perciò poteva passare come pochi da un classico dell’800 a un pezzo di Gragnaniello. Dalla Napoli di ieri alla Napoli di oggi.
E perciò Napoli l’ha ripagata con entusiasmo, spesso mi ha mostrato, commossa, un foto scattata ad un suo concerto al Teatro Mediterraneo dove c’è un ragazzo con uno striscione e lo slogan: ‘Mia, Napoli ti adotta come Maradona’. E lei a ripetere: ‘Sono troppo buoni, eppure mi entusiasma tutto questo affetto e mi elettrizza vedere di chi mi ascolta in faccia l’effetto della mia voce’.
Ogni tanto mi chiedeva di spiegarle Napoli, dice che le mie canzoni, come quelle di Pino Daniele, le servono come chiave per entrare in un mondo emozionante. Eppure  è  stata lei, con la sua voce sanguigna, a condurre per mano tanta gente in questo mondo. Il successo di ‘Cu’mme’  ha riportato il dialetto napoletano in classifica, cosa che riusciva solo a Daniele, ma con suoni più moderni e contemporanei. Lei ha creduto in quella scommessa, dicendomi: ‘Se osi tu, Roberto, io non ci penso su nemmeno un momento’. Abbiamo osato, abbiamo vinto  e  con noi la canzone napoletana. 
La mia piccerella non c’è più. La vita è strana, lei si preoccupava sempre della mia salute, si informava, non dimenticava mai di farmi gli auguri di compleanno. E oggi tocca a me salutarla, anche a nome di tanti amici che hanno vissuto come me la magia della sua voce. Alcuni di quegli amici mi hanno raccontato che domenica scorsa era andata al San Paolo, si era avvelenata per la sconfitta del Napoli, aveva tifato, aveva urlato…. Vorrei ricordarla così, a tirare pugni verso il cielo, capace di non rassegnarsi mai. Ma forse no, c’è un altro ricordo che mi riempie: un paio di anni fa, era estate, eravamo su una terrazza con una vista splendida, davanti a noi c’era tutto il Golfo. Mimì, quasi di nascosto, uscì dal balcone e, nel buio, si mise a cantare con un filo di voce. La raggiunsi, e restai a guardarla e ad ascoltarla, senza farmi notare, senza rompere quell’incantesimo.. Addio mia piccerella. Ricordo ancora che una volta mi scrisse una lettera e si firmò ‘la tua piccerella. Canta ancora per noi, mia piccerella. Non ci lasciare in questo silenzio assordante.
 
Peppe Ponti, manager che, negli anni '80, fu tra i primi ad accogliere la cantante a Napoli, nel pieno della crisi esistenziale e professionale, porta alla luce, come documento importante, una lettera di Mia Martini scritta a Roberto Murolo.
E’  un personaggio carismatico di altissimo valore artistico e professionale che è andato oltre i confini nazionali, è un pezzo sacro della storia della musica e cultura napoletana: il suono della sua voce, che nei registri gravi evoca profondità marine diventa solare e cristallina nei registri medi creando un insieme avvincente e straordinario di variazioni tonali. Murolo non si è mai arroccato nella tradizione, ha saputo sempre essere antico e moderno. Il suo accostamento ad Enzo Gragnaniello, originale talento rappresentativo della Napoli di oggi,  ha dato alla canzone napoletana nuovo vigore, grinta e valenza. Murolo come rabdomante è rimasto costantemente votato alla ricerca di una nuova linfa poetica che sapesse dare alla canzone della sua Napoli il motivo di esprimere la dolcezza e l’amarezza della realtà di oggi. Quando canta le sue labbra accompagnano dolcemente le parole che sono l’espressione di una partecipazione vissuta, sofferta, fatta sua nell’animo, così che la canzone, come per incanto, diventa poesia cantata. E’ un grandissimo maestro per chi come me ha la fortuna di stargli vicino e godere della sua persona e della sua arte. Grazie Roberto, la tua piccerella.
 
Documenti apparsi nei libri “Mia Martini. La voce dentro” e “Mia Martini. La regina senza trono”.
 
 
 
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