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martedì 12 marzo 2013

La mia grande ammirazione per Mia Martini. Chez Mimì incontra Cristiano De Andrè

 
Dopo la sua interessante partecipazione al recente Festival di Sanremo, pubblichiamo un'intervista realizzata nell'estate scorsa al termine di un suo applaudito e affollatissimo concerto, svoltosi all'interno delle manifestazioni della  Festa dell'Unità a Pomigliano d'Arco. In scaletta tutti i brani dell'album  Scaramante, qualche suo vecchio successo e dei sentiti omaggi al grande Fabrizio De Andrè con una personale esecuzione di Creuza de ma e del Pescatore. Si dimostra disponibile a questa chiacchierata.
 
 LA MIA RAZZA
 
 Nell'autunno del 1983, Mia Martini ha realizzato un album e un video di un suo concerto Miei compagni di viaggio. In questa  occasione tu hai partecipato appena ventenne ad un coro insieme a Loredana Berté, Ivano Fossati e Aida Cooper per il brano Taxi giallo, cover italiana di un brano di Joni Mitchell. Che ricordo hai di questa esperienza?
Un ricordo bellissimo. In quel periodo avevo formato insieme al mio amico chitarrista Carlo Facchini  il gruppo Tempi duri e  inciso l'album E chiamali tempi duri (recentemente ristampato in digitale, n.d.r.).
Mimì mi ha chiamato e con molta affabilità mi invitò a partecipare a queste due serate al teatro Ciak Toshiba di Milano. Ricordo ancora il tono gioioso della sua voce: Dai Cristiano, devi essere dei nostri, ci divertiremo un casino… Tra la nostra famiglia e lei c'era una profonda amicizia, mio padre nutriva per Mia una grande stima, considerava inimitabile il suo modo viscerale di interpretare le canzoni.Anche quando sono andato a vivere da solo, Mia andava a trovare spesso mio padre e Dori, alla quale era molto legata.
 
 Durante queste serate Mia Martini ha proposto, per quanto riguarda l'arrangiamento, una versione di Il Pescatore completamente diversa dall'originale. Come ha reagito tuo padre a questo stravolgimento?
Benissimo! Ti ripeto, mio padre aveva per Mia una grande ammirazione, con quella voce poteva permettersi delle riletture anche molto particolari. Non serve a niente reinterpretare un brano attenendosi in maniera scrupolosa alla versione originale. Il compito dell'interprete è quello di dare una veste nuova ai brani, in base alla propria sensibilità. E purtroppo, questo accade poche volte…
 




Nel 1993 ti sei piazzato al secondo posto al Festival di Sanremo con il brano Dietro la porta, ottenendo anche il Premio della Critica. Mimì partecipò alla stessa edizione in coppia con sua sorella Loredana Bertè. Vi siete incontrati?
Sì, anche se durante il Festival non si ha molto tempo di stare con gli altri, ricordo che Mia è venuta a salutarmi e a farmi gli auguri prima della mia esibizione. Tutte le volte che ci siamo visti, ho ricevuto da lei sempre un grande amore, che era assolutamente ricambiato. Sono rimasto particolarmente colpito quando l'anno successivo si è arrabbiata moltissimo con la commissione selezionatrice per l'esclusione del mio pezzo  Le cose che dimentico scritto a quattro mani insieme a mio padre. Dichiarò alla stampe e in Tv che era un crimine non consentire ai De Andrè di partecipare al Festival e pensare che anche lei era stata bocciata dalla stessa commissione. Io, mio padre e Dori abbiamo provato una grande emozione per questa sua reazione. Mimì era una persona autentica, vera e, proprio per questo, fragile. Il mondo è cinicamente spietato con le persone trasparenti, perché ti fanno mettere in discussione, ti fanno scendere dal piedistallo che ti sei costruito. Penso che sia stata vittima di quel suo stesso modo di essere così genuino.
 
In seguito alla pubblicazione del tuo CD  "Scaramante", in una interessante intervista hai dichiarato: "i grandi archetipi di riferimento che sono poi la politica e la religione sono crollati, si crede di più agli oggetti scaramantici che alle persone. Ci troviamo a inginocchiarci davanti a un telefonino o a un televisore, questa società ha sancito la vittoria dell'avere sull'essere".   Ma siamo davvero così rovinati? Non c'è una possibilità di recupero?
Non è che non c'è più speranza! Io credo che siano le istituzioni a volere andare avanti in questo modo, perché così facendo siamo più facilmente controllabili. Percepisco, invece, che la gente vuole cominciare a invertire questo nostro vivere, vuole riappropriarsi della propria storia. Frequentando le strade, i locali, i bar, mi sono accorto che c'è un movimento culturale sotterraneo e che negli ultimi mesi è venuto prepotentemente fuori per creare  a chi ci sta vicino una coscienza atta a scegliere e a non farsi scegliere.

Che ne pensi di una eventuale tua partecipazione ad un disco tributo per Mia Martini?
Accetterei immediatamente di prendere parte, per rendere omaggio a una grande Artista nonché ad una mia sincera amica.
 Intervista di  Ciro Castaldo  Apparsa sul numero   30 della fanzine Chez Mimì   






            





 
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