Benvenuti a questo blog dedicato a Mia Martini con articoli, curiosità, interviste e altro....







Cerca nel blog

Lettori fissi

Visualizzazioni totali

domenica 30 dicembre 2012

La Telefonata di Adriano Aragozzini a Mia Martini

Ciao Mimi. Dimmi, per te che cos’è la iella?
È un dramma peggiore dell' AIDS . È terribile dare la “patente” di iellone ad una persona che non si può difendere. Per la iella non si può fare nessuna radiografia, nessun esame del sangue e non c’è nessuna cura, per l’AIDS invece si. La iella è micidiale perche, senza che a volte esista una ragione al mondo, tutti ti evitano, e un essere umano, senza nessuna colpa, si trova emarginato in questa società che è davvero spietata.

Secondo te, chi porta iella in Italia?
Sicuramente Guido Carli. Tutte le volte che accendo la televisione e guardo il telegiornale, come appare il ministro Carli mi prende un colpo!
Tutti lo possono vedere quando chiede agli italiani sacrifici da duecentomila miliardi... Io sono così terrorizzata che non guardo più il telegiornale. Secondo me, porta proprio iella e lo dico io che sono la più grande “iellologa” italiana. Vedi, arriva il momento che anche una persona come me su queste sventure ci ride sopra.

Ma come si diffondono queste voci?
Sono io che vorrei chiederlo a te, tu fai parte di questa industria, tu sei un protagonista assoluto in questo mondo. Certo, alla iella ci credo anch’io.

Nel 1989 quando, grazie a te, sono ritornata nel mondo della musica che avevo abbandonato da molti anni, mi proposero di cantare la canzone del Festival in coppia con Renato Zero. Tutto ciò mi ha causato degli incubi, mi svegliavo di notte e mi vedevo sul palcoscenico del teatro di Sanremo con Renato che usciva vestito da odalisca. Non ho dormito per più di una settimana e nelle mie lunghe notti di insonnia mi sarebbe piaciuto sicuramente di più avere vicino Gheddafi avvolto in un grande mantello bianco e io che gli cantavo guardandolo negli occhi Almeno tu nell'universo.


Molte chiacchiere circolavano anche durante il tour «Sanremo in the World» in Giappone negli Stati Uniti, in Canada, in Brasile.
Sì, sì, mi ricordo. A Tokio siamo rimasti fermi un giorno poiché scapparono un centinaio di topi che dovevano viaggiare sul nostro stesso aereo, destinati a molti ospedali americani per scopi scientifici. A Milva rubarono il beauty-case. A Toronto andò a fuoco una cucina dell’albergo....

Si diceva che tutte queste cose accadevano perche c'eri tu...
Ma non è vero niente. I topi erano una bugia della Japan Airlines per giustificare la mancata partenza dell’aereo; Milva ha perso il beauty- case per pubblicità. Il fuoco nell’albergo di Toronto non lo ha visto nessuno, tanto è vero che io, quella notte, sono stata l’unica che ha dormito come un ghiro e non ho sentito nulla.

Qual è l’uomo nella tua vita che ricordi con più amore? E chi, invece, con più rabbia?
L’unico che ricordo è Ivano Fossati. Con lui ho vissuto tutte le emozioni che una donna possa provare, ho raggiunto la mia maturità di donna ma, per andare avanti in una relazione, bisogna essere in due.

Che rapporti hai ora con Ivano Fossati?
Non ci sentiamo almeno da otto anni. Sua moglie Gildana deve avergli proibito dir avere qualsiasi “contatto” com me, sia artistico sia di amicizia.

Oggi hai un uomo?
Che sei matto ? A parte gli scherzi, è un lungo periodo che non ho nessuno. Amore vuol dire un sacco di cose. Mi basterebbe un piccolo uomo, un compagno di viaggio. Certo però mi dovrebbe spaccare il cuore, come dice Paolo Conte.

Un giorno ti sposerai, avrai un figlio?
Non ci ho ancora pensato anche se non so immaginarmi vecchia e sola. Ho più di 40 anni e non mi va, un giorno, di fare la nonna di mio figlio. Certo, mi piacerebbe, però non ne sono proprio convinta.

Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
Di poter essere felice come sono oggi più a lungo possibile.

Adriano Aragozzini Radiocorriere tv 1992

Post correlati:


Mimì in concerto e l'Italia campione del mondo. Intervista a Mia Martini. 11 Luglio 1982
http://questimieipensieri.blogspot.it/2012/07/mimi-in-concerto-e-litalia-campione-del.html

Chez Mimì intervista Mia Martini (Forlì 1991)
http://questimieipensieri.blogspot.it/2011/09/chez-mimi-intervista-mia-martini-forli.html

Chez Mimì incontra Mia Martini al Teatro Sistina di Roma. Maggio 1992
http://questimieipensieri.blogspot.it/2011/05/chez-mimi-incontra-mia-martini-al.html

Mia dell'Anima. Intervista a Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.it/2012/02/mia-dellanima-intervista-mia-martini.html

Mia Martini, una che pensa. Intervista Sanremo 1982
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/04/mia-martini-una-che-pensa.html

La musica che gira attorno a Mia Martini. Intervista del 1994 apparsa su Chez Mimì
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/la-musica-che-gira-attorno-mia-martini.html

Mia Martini: 'Il canto? Una comunicazione col cielo'
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/mia-martini-il-canto-una-comunicazione.html

Mia Martini, un'artista dalla straordinaria versatilità. Intervista a Fio Zanotti
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/01/mia-martini-unartista-dalla.html

Mia Martini era innamorata della Sicilia e l'ha scelta per iniziare l'ultimo tour http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/06/era-innamorata-della-sicilia-e-lha.html

Per Mia Martini viva l'amore anche quando non c'è
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/02/viva-lamore-anche-quando-non-ce.html

Mia Martini: Son tornata a giocare con la musica
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/03/mia-martini-son-tornata-giocare-con-la.html

Mia Martini su Noi Donne: Non di sola voce. Intervista
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/03/mia-martini-su-noi-donne-non-di-sola.html

Finalmente sono tutta Mia
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/03/finalmente-sono-tutta-mia.html

Sono Mia Una difficile grande carriera
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/01/sono-mia-una-difficile-grande-carriera.html

L'ebbrezza del successo dopo il lungo silenzio
http://questimieipensieri.blogspot.com/2010/01/lebbrezza-del-successo-dopo-il-lungo.html

Da Sanremo in poi. DAC intervista Mia Martini
http://questimieipensieri.blogspot.com/2011/02/da-sanremo-in-poi-dac-intervista-mia.html






















mercoledì 5 dicembre 2012

Interviste. La vita in salita di Mia Martini, una delle nostre grandi interpreti


ESCE LA MUSICA CHE MI GIRA INTORNO, CHE RACCOGLIE 12 BRANI DI CELEBRI CANTAUTORI

La strada difficile di Mimì
Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti.. Sarà che nessuno ti vuole e nessuno ti vede per quello che sei... Chissà se De Gregori ha scritto questi versi per Mia Martini. Chissà se è proprio lei, che tutti chiamano Mimì, la protagonista di Mimì sarà. Certo è, quando la canta, insieme ad altri capolavori della canzone d'autore, nel nuovo album La musica che mi gira intorno, la sente sulla pelle. E noi anche. Dodici canzoni, da Fossati (I treni a vapore, La canzone popolare, La musica che gira intorno) a De Andrè (Hotel Supramonte, Fiume Sand Creek), da Vasco Rossi (Dillo alla luna) a Zucchero (Diamante).

Prima mi sono innamorata degli uomini, non fisicamente (Ivano escluso, n.d.r.), ma come sensibilità. Sono grandi umanamente e come artisti. Stella di mare non è la più bella canzone di Dalla, ma è la più tenera e delicata. Tutto sbagliato baby mi ricorda il monologo di Gaber contro il partito comunista in sfacelo. Vasco è impossibile da rifare. Ogni altra versione di un suo brano non è mai all'altezza, inclusa la mia, ma non riesci a esimerti dall'interpretarlo. È troppo grande.

Questo disco ha avuto una gestazione lunga.
Questo disco è stato salvato dalla Rti. Io volevo andare a Domenica in e loro volevano impedirmelo. Così hanno telefonato a Umbi Maggi, che aveva le mie basi musicali, proibendogli di darmele. La Polygram mi ha trattato come fossi una donna di servizio che va a rubare nei cassetti. E le canzoni erano mie. La Rti ha pagato tutte le penali e ha acquistato i provini e il contratto.

lunedì 26 novembre 2012

Ritorna in vinile "Mimì", l'album di Mia Martini come cantautrice


Viene  ristampato in vinile l'album di Mia Martini “Mimì”, in tiratura limitata, per il 27 novembre 2012. Pubblicato nel 1981, dopo tre anni di silenzio e due interventi alle corde vocali, scritto da lei, sia i testi che le musiche, dal titolo significativo Mimì, arrangiato da Dick Halligan e suonato da musicisti internazionali.


Dopo “Danza”, che sanciva la collaborazione proficua con Ivano Fossati, c’è un intervallo nel quale si ritira tra le pareti della sua casa, per concedersi una pausa di riflessione, riscoprire il gusto delle piccole cose che appartengono al vivere quotidiano e approfondire gli studi sulla musica.

Mentre studi, fai gli esercizi, suoni e suonando, commenta lei stessa, ho scoperto che avevo un miliardo di idee dentro da tirare fuori, praticamente un pozzo senza fondo. Ero sempre stata convinta, di non essere in grado di comporre canzoni, sebbene da qualche tempo ne sentivo l’esigenza. Così, sola nella mia casa, senza vedere e parlare con nessuno, ho cominciato timidamente a mettere assieme qualche strofa, a esprimermi scrivendo e il passo per arrivare alle canzoni è stato breve.


Dieci canzoni completamente nuove, con temi piuttosto intimistici, che rivelano una vena poetica.

Ti regalo un sorriso è il singolo di lancio con un ritmo dal vago sapore rock. Il testo rappresenta un invito a resistere, a restare a galla, ed è rivolto alle persone che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita e sono in crisi, una esortazione a credere che c’è ancora qualcuno pronto a dare una mano.

E ancora canto è un brano stupendo, il più emblematico, nel quale ogni parola esprime e trasuda dolore e amarezza per un ambiente che crea difficoltà. E contemporaneamente, si intreccia anche un vissuto e una esperienza personale che distrugge dentro. Una messa in discussione, sia come artista che come donna, che scava e interroga con tanti interrogativi che spesso non trovano risposte convincenti.

Nanneò è solo strumentale impreziosito dai vocalizzi di Mimì che partono in sordina, lievi e malinconici, per poi innalzarsi, in una sovrapposizione di voci, creando una integrazione perfetta al tappeto musicale caratterizzato da suoni dal sapore etnico, accentuati dalla presenza di percussioni e flauti. Si respirano le sensazioni forti, dolci e amare, della sua terra d’origine, si possono vedere quei colori che infondono una pace interiore.

Del mio amore: una poesia in versi su un sentimento che brucia dentro, su un amore grande e tormentato, destinato a spegnersi nel tempo o a resistere fino a quando il cuore può sostenere e tenerlo vivo. L’ arrangiamento, realizzato solo con chitarra e archi, crea una atmosfera di intimità e accentua il pathos trasmesso dalla voce di Mimì. Un piccolo gioiello, di cui esiste una versione ancora più emozionante inserita nel recital del 1992 Per aspera ad astra.


Il viaggio ha un testo di un certo spessore accompagnato da un tappeto musicale che crea un’atmosfera rarefatta e vellutata. Descrive simbolicamente un viaggio del pensiero, lontano dalle nostre paure e incertezze, con la consapevolezza di avere accanto una persona importante.

Sono tornata ha dei versi che descrivono il ritorno dell’artista e della donna dopo un periodo di silenzio. Una dichiarazione di intenti rivolta soprattutto al suo pubblico che le sta tenacemente vicino. Brano dalla forte valenza autobiografica in cui Mimì rivela, come cantautrice, ancora di più le sue notevoli doti nel comporre testo e musica.

Ancora grande è una dichiarazione d’amore con parole che non risultano banali, ma esprimono la ricchezza e la profondità di questo sentimento, una ballata soft e ritmata al tempo stesso. Originale la parte finale dove si sovrappongono le due voci di Mimì e una fa da eco all’altra.

Stai con me tratta il tema della solitudine con atmosfere musicali black che la presenza di strumenti a fiato rende più suggestivo e accattivante.

Parlate di me ha un testo dal sapore amaro per descrivere la presa di distanza nei confronti di un ambiente che le crea intorno un ostracismo tale da rasentare la cattiveria, umiliandola sia come donna sia come artista e impedendole di fare il suo lavoro e condurre la propria vita con serenità.

Senza di te è suggestivo ed elegante, le parole e la musica si integrano e Mimì sfoggia una interpretazione struggente e malinconica con una apertura verso la speranza.

Un album molto amato da Mia Martini, come rivelano le sue parole:
I miei testi non sono niente di intellettuale, sono molto semplici, con parole abbastanza musicali. L’importante è non dire cose stupide, avere il limite del buon gusto. Finora tutti hanno considerato la mia voce e basta, ero un’interprete delle cose che altri scrivevano, c’era partecipazione vocale, ma non di testa, di cuore, di sangue. Ho capito che essere cantanti di se stessi è un’altra cosa, molto più interessante e completa: dar vita e forma giorno dopo giorno a una propria idea è una sensazione sublime, angosciante e dolce al tempo stesso. Il rapporto con la musica e parole di ogni brano è stato vissuto e sofferto con una grande intensità, ho cantato, ciò che in certi momenti ho vissuto oppure ho creduto di vivere. Questa volta non ho solo dato lo "strumento voce" ma tutta me stessa, cioè non ho solo arredato una cosa ma l’ho costruita partendo da niente. Un’esperienza che mi ha fatto finalmente trovare la mia giusta dimensione d’artista.

Estratto dal libro "Mia Martini.La voce dentro".

domenica 18 novembre 2012

Mia Martini, zingara dal cuore d’artista

Mia Martini con Luciano Manzotti
Lo scorso anno, durante un concerto in terra reggiana, ci aveva emozionato e sabato scorso, al Festival dell’Unità di Gorganza, Mia Martini ha fatto centro ancora una volta. E’ riuscita, con le sue canzoni interpretate sempre con grande trasporto emotivo, a coinvolgere un pubblico numeroso e attento. Non c’è dubbio: è una cantante che sa dare emozioni e in lei, il cuore prevale sulla tecnica. Le sue interpretazioni sono sempre sofferte e vissute senza riserve. Struggenti.

 Ogni suo concerto è una incognita, come lei stessa afferma. I suoi spettacoli sono sempre diversi, l’uno dall’altro, perché Mimì, da artista istintiva qual è, non ama ripetersi o aderire a programmi rigidi e già predisposti. Inizia con “La mia razza”, il brano che dà il titolo al suo ultimo lavoro discografico che contiene anche “La nevicata del ’56, presentata quest’anno a Sanremo. Esegue poi altri brani dell’ultimo Lp e alcuni di “Martini Mia” (l’ album dello scorso anno) per poi proseguire sul filo dei ricordi, con la riproposta delle canzoni che l’hanno resa popolare presso il grande pubblico, da “Padre davvero” a “Piccolo uomo”, da “Inno” a “Minuetto”. Si cimenta anche con i grandi Beatles, con Paolo Conte in un’intensa “Spaccami il cuore”, quindi con Fossati, Minghi, Fabrizio, sempre accompagnata dalla sua band. Un brivido percorre la schiena di tutti i presenti quando interpreta “La donna cannone” di Francesco de Gregori. Qualche disguido tecnico non compromette la buona riuscita del concerto. La incontriamo nel pomeriggio, durante le prove e ci accoglie con la sua consueta disponibilità,


Il tuo ultimo album si intitola La mia razza, spiegaci qual è la tua razza?

E’ la razza dei musicisti, degli artisti. Una razza di zingari, di nomadi, un po’ come tutta la stirpe latina, nella quale mi riconosco perfettamente.

domenica 11 novembre 2012

Mia Martini e Ivano Fossati raccontano come è nata la loro esecuzione di “Vedrai Vedrai” di Luigi Tenco



Per il suo primo album dal vivo “Miei compagni di viaggio”, Mia Martini registra in concerto nel 1983 alcuni brani già conosciuti nelle interpretazioni degli autori originali. Tra questi una intensa e stupefacente “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco nella quale è accompagnata al piano eccezionalmente da Ivano Fossati.


I due riveleranno in seguito, in momenti diversi, le caratteristiche e i motivi di questa preziosa collaborazione, nonché una loro rara esibizione insieme in pubblico. Una scelta e una intensa esecuzione così motivate:


 Ivano Fossati, in una intervista esclusiva rilasciata al Prof. Menico Caroli per la rivista "L'sola che non c'era" commenta: Io ci sono per la parte musicale… (ride). Ricordo che la provammo una sola volta, a casa di Mimì, su un piccolo pianoforte verticale bianco, prima di uscire per andare in teatro, al Ciak di Milano, dove registrammo l’album. Una cosa tentata all’ultimo momento, con le borse in mano. Mi ricordo che ci guardammo dicendo: “Ma ci ricorderemo?”. Insomma, meno provata di così non si poteva. Ma devo dire che con Mimì il rischio di sbagliare non si poneva: non l’ho mai vista consumarsi in mesi di prove.

E aggiunge con una nota di rammarico:

Pensavamo di avere chissà quanto tempo dinanzi a noi, invece… È pur vero che siamo stati frenati da alcuni aspetti inevitabili della nostra vicenda umana. Se fossimo stati solo amici, forse sarebbe stato possibile. Abbiamo sempre temuto che, per la natura del nostro rapporto, un esperimento di questo genere potesse risultare ambiguo. Un vero peccato. Sarebbe stato facilissimo…

martedì 6 novembre 2012

Chez Mimì intervista Lucio Dalla. Mia Martini, una stella di mare come me.



Nell’estate del ’95, il club Chez Mimì lancia l’iniziativa di intitolare il Premio della critica a Sanremo a Mia Martini e contemporaneamente comincia a lavorare per la realizzazione di un disco tributo. Vengono così contattati vari artisti. Uno di questi è Lucio Dalla che, in occasione di un suo unico concerto realizzato quell’anno al Castello di Milazzo (ME), decide, in via del tutto eccezionale e prima della sua esibizione, di parlare con noi. Un documento imperdibile che vede, finalmente, la luce….non è mai troppo tardi. Ecco il resoconto:

Questa è una fanzine (n°17) dedicata a Mia Martini. In un articolo è la stessa Mimì a spiegare il motivo che l’ha spinta ad inserire nel suo album “Stella di mare”.
L.D. Veloce, dai…perché non rilascio interviste, per cui se si accorgono….

Ah, ho capito….questa è invece la cassetta che contiene la registrazione del collegamento telefonico che tu hai avuto a Radio Italia, quando è stata ospite Mimì…
L.D. Mi fa piacere, sono contentissimo, era una cosa che desideravo avere. Io ero suo amico, anzi, mi correggo, sono ancora amico suo.

Noi parlavamo spesso con lei di te….
L.D. Ah, sì? Questo club, quindi, l’avete costituito precedentemente?

Sì, noi esistiamo dal 1989.
L.D. Ah, questo mi piace. Mi sarebbe dispiaciuto che questa iniziativa fosse nata dopo, il fatto che si sia costituita prima è ancora meglio.


Durante le nostre conversazioni con Mimì, spesso parlavamo di eventali collaborazioni, soprattutto quelle che sfumavano. Lei ti considerava, oltre che un grande cantautore, anche un grande interprete e auspicava una collaborazione con te.
L.D. Ragazzi, cosa devo dirvi? Io sono stato parecchio impegnato, ho collaborato con Francesco De Gregori, Gianni Morandi, Ron, Caetano Veloso, ho fatto mille cose, per cui non c’è stato il tempo….

Noi abbiamo in progetto la realizzazione di un disco tributo a Mimì. Tu hai già partecipato al disco “Gli amici cantano Piero Ciampi”.
L.D. Non ho partecipato al disco, ma al concerto registrato dal viv al Teatro Argentina.

Volevamo sapere una tua eventuale disponibilità
L.D. Io non ho nulla in contrario, ma in questo momento non posso dire di sì, chissà dove sarò. Ho in programma la preparazione di un nuovo disco e dopo farò una serie di concerti in Sudamerica. Potete comunque mantenere i contatti.

Lo chiamano perché c’è New York in linea.
L.D. Beh, sono costretto a salutarvi, buon lavoro….

sabato 20 ottobre 2012

Mietta: vi racconto la mia grande ammirazione per Mia Martini. Intervista di Chez Mimì


Contattata telefonicamente dal club Chez Mimì, qualche tempo dopo la scomparsa di Mia Martini, si dimostra disponibile e soprattutto interessata alla nostra attività. Una conversazione breve ma intensa sotto il profilo emotivo, che rivela un profondo e sincero legame nei confronti di Mimì:

Avevo sempre pensato a Mia Martini come a un vero mostro sacro. Quando me la sono trovata davanti per la prima volta nei corridoi della nostra casa discografica di allora, la Fonit Cetra, le ho buttato le braccia al collo, emozionatissima. E dopo il successo sanremese di entrambe, non faceva altro che preoccuparsi per me, dandomi continuamente dei suggerimenti sui meccanismi riguardanti il crudele mondo dello spettacolo.

lunedì 17 settembre 2012

Mia Martini e Loredana Bertè: Si odiano con affetto. Intervista anno 1976




Nate a Bagnara Calabra rispettivamente nel ’47 e nel ‘ 50, Mia e Loredana sembrano sorelle solo per l’anagrafe. Riservata e timida la prima, esuberante ed aggressiva la seconda, entrambe affermano che i loro rapporti sono pessimi. Litigano spesso saccheggiandosi il guardaroba a vicenda e dicono di ‘odiarsi con amore’. In realtà sono profondamente attaccate l’una all’altra e sarebbero disposte a qualsiasi sacrificio per aiutarsi.


Apparentemente siamo diverse, ma in fondo se si scava un po’ i nostri problemi, le nostre ansie, sono le stesse. E’ forse il nostro modo di agire, di affrontare la vita che è differente, dice Mia, mentre Loredana annuisce convinta.
Le sorelle Bertè, almeno su questo, la pensano allo stesso modo. Mimì, in arte Mia Martini, e Loredana sono indubbiamente molto legate, eppure è difficilissimo poterle incontrare insieme, soprattutto da quando Loredana, sulle orme della sorella, è arrivata al successo e con il successo sono piovuti numerosi impegni di lavoro che la portano su e giù per la penisola. Mimì e Loredana hanno altre due sorelle, Leda, la maggiore, e Olivia, la più piccola, che fino ad ora non hanno mostrato velleità artistiche. Mia Martini ha esordito nella musica leggera ancora ragazzina, ed è esplosa nel ’72 con la canzone “Piccolo uomo”. Da allora la sua carriera è sempre stata in continua ascesa. Loredana Bertè, dopo essersi fatta notare nelle commedie musicali “Hair” e “Ciao Rudy”, la scorsa estate si è posta all’attenzione del pubblico con la canzone “Sei bellissima”. A prima vista, può sembrare incredibile che due sorelle possano essere così differenti: Loredana sempre esuberante, aggressiva e Mimì riservata, chiusa.

° Avete tre anni di differenza, siete affiatate, vi volete bene. Ma non litigate proprio mai?
Loredana – Ogni volta che ci incontriamo, la nostra regola fissa è prenderci a sediate in testa! Cosa vuoi, la rivalità artistica fa miracoli, nei rapporti fraterni….

° Sappiamo benissimo che la tua cantante preferita è Mia Martini, quindi sii seria!
Loredana – Sarò serissima, lo prometto. Con Mimì, le uniche discussioni infuocate, le abbiamo per i…. vestiti. ‘E’ mio’, ‘Me l’hai regalato tu’, ‘No, era un prestito’ e via di questo passo.
Mia – Riempiamo regolarmente la casa di camicette, pantaloni, gonne, abiti, maglioni, ce li regaliamo, ce li ‘rubiamo’ e poi finiamo per litigare sul ‘diritto di proprietà’.

° Loredana, c’è qualcosa che invidi a tua sorella?
Loredana – Caspita, se c’è: il suo guardaroba!

° E tu, Mia, cosa invidi a Loredana?
Mia – La sua abilità nel saccheggiare i miei armadi senza farsene accorgere!
Loredana – E il ‘fard’….?

° Come sarebbe a dire?
Mia – Sì, il ‘fard’, il rosso per le guance. Un po’ per vizio, un po’ per abitudine uso sempre il suo. E anche per pigrizia: il mio non riesco mai a trovarlo.

° Cosa c’è di nuovo, in casa Bertè?
Loredana – Per quanto mi riguarda, sono in attesa… No, per carità, niente figli segreti! Sto semplicemente aspettando di sapere come ‘funzionano’ i miei dischi. Sta uscendo, infatti, un mio 33 giri, dal titolo “Normale o super”, e il 45, “Meglio libera” abbinato a “Indocina”: due canzoni bomba! Intanto mi faccio le mie belle serate che, modestamente, vanno forte! Ma le mie aspettative non finiscono qui. Tra febbraio e marzo dovrebbe uscire il film che ho interpretato recentemente, “La febbre del cinema”, diretto da Ottavio Fabbri. E’ stata una faticaccia, ma fortunatamente pare sia andato tutto bene. Adesso staremo a vedere…

° La parola a Mia Martini.
Mia – Per me è più difficile parlare di novità. Ho tantissime idee, un mucchio di progetti, ma preferisco che qualcosa si concretizzi. La solita scaramanzia, insomma. Per ora è un po’ tutto sottosopra, in quanto sto cambiando casa discografica. Dovrei tornare al mio vecchio amore, la RCA, anche perché ne fanno parte i miei più diretti collaboratori, che sono anche i miei amici. Ma non farmi dire altro. Ne parliamo un’altra volta, d’accordo?

° Allora parliamo di tua sorella Loredana.
Mia – Per carità, lasciamo perdere. E’ un tipo vulcanico, imprevedibile, aggressivo: se dovessi dire qualcosa che non va, magari diventa anche manesca!

Arrivate entrambe al successo, seguendo strade diverse, a Mia e Loredana piacerebbe ora interpretare qualcosa assieme, magari una commedia musicale sul genere ‘horror’, un po’ macabra e un po’ pazza. Un’idea pericolosa, però, perché, per loro stessa ammissione, potrebbero finire ol prendersi a sediate in tesa sul palcoscenico. Con affetto, s’intende!

Loredana - Dì almeno che sono stupenda sul piano artistico, no?
Mia – E’ scontato farsi pubblicità in famiglia. Che sei brava lo dico solo a te, e che resti tra di noi…

° Avete idee diverse sull’amore?
Loredana – In amore abbiamo qualcosa in comune: siamo sfortunate! Così, nei momenti di crisi, cominciamo a compiangerci a vicenda, ci facciamo su un ‘piantino’ insieme e, si sa, l’unione fa la forza…
Mia – Nei confronti dell’amore, però, abbiamo reazione opposte, però. Quando Loredana è felice, si calma, diventa tenera con tutti, affettuosa e persino tranquilla. Poi, quando l’amore si ‘sgonfia’, per reazione si scatena. Per me è tutto diverso: i miei momenti ‘sì’ mi danno carica, entusiasmo, allegria, proprio come quelli ‘no’ mi rendono malinconica, insicura. Sul disperato, insomma.

° Da diverso tempo, Loredana sta vivendo una ‘love story’ con Mario Lavezzi, del complesso “Il volo”. Non sei un po’ invidiosa, Mia?
Mia – Scherziamo! Loredana è un angelo, in questo periodo di ‘grazia’. Speriamo che duri tutta la vita…
Loredana – A chi lo dici….

° C’è qualcosa, in campo artistico, che vi piacerebbe fare insieme?
Loredana – C’è, c’è: una commedia musicale del genere ‘horror’, di quelle che fanno a Londra, un po’ macabre, un po’ pazze.

° Mia è d’accordo?
Mia – Perché no? Visto che negli ultimi tempi ho acquistato una piccola dose di sicurezza e sto sconfiggendo il mio proverbiale pessimismo, un’imprese del genere potrei anche pensare di affrontarla. E non è detto che…

domenica 5 agosto 2012

Nel libro “Il coraggio di vivere se stessi” di Pippo Augliera una storia ispirata a “Bambolina, Bambolina” di Mia Martini


Dopo avere scritto due libri su Mia Martini, La regina senza trono e La voce dentro, accolti con lusinghieri consensi da pubblico e critica, il messinese Pippo Augliera pubblica Il coraggio di vivere se stessi. Edito da Arduino Sacco, è stato presentato in anteprima a Messina al Teatro Zancle, grazie alla collaborazione dell’Associazione culturale Ledimigi.

In questo volume, l’autore si sofferma a descrivere viaggi della memoria attraverso poesie del passato, che mettono in risalto alcune inquietudini giovanili, e raccontando storie sincere legate al quotidiano vivere con i protagonisti che hanno quella forza di osare, andando al di là degli schemi convenzionali.

Ogni storia, in cui ci si ritrova su una panchina, è incentrata, in un serrato dialogo a due, su temi forti e attuali, come la follia, la perdita, le catastrofi naturali, l'omosessualità, la spiritualità, la droga, la guerra, il suicidio, la malattia e trae spunto o ha un collegamento con la musica, grande passione e compagna di vita dell’autore, e riferimenti a composizioni di artisti come Domenico Modugno, Franco Battiato, Franco Simone, Riccardo Cocciante, Mina, Biagio Antonacci, Fabio Concato, Pino Donaggio, Roberto Vecchioni.

Una storia è stata ispirata liberamente da una composizione di Mia Martini Bambolina, bambolina, scritta per sua madre.
 Come commenta: ‘Ho avuto diverse ricerche molto difficili nella mia vita. La prima è stata quella di mio padre e la seconda, non ancora terminata, è quella di mia madre. Bambolina, bambolina è riferita a mia madre ed è una storia di follia molto triste. Io ho immaginato questa madre, che è stata una donna di una bellezza sconvolgente, che non riesce ad accettare né il fatto di invecchiare, né il fatto di essere madre. Non ha accettato nemmeno il fatto di essere moglie nei confronti di mio padre. Però è mia madre, è la persona che mi ha dato la vita, quindi l'unica maniera per me di superare questa cosa è di immaginarla come una malattia, una follia e quindi: Bambolina, bambolina, la bambina più bella che c'è, per me non è triste, è micidiale, un'arma terribile, un coltello che mi uccide!’

giovedì 26 luglio 2012

Come Mia Martini crea una canzone



Mia Martini ha recentemente ottenuto larghissimi consensi nello spettacolo dal vivo che ha tenuto presso il Cinema Teatro Ciak di Milano. Nello spettacolo Miei compagni di viaggio ha presentato una rassegna di brani di autori diversi, passando da interpretazioni assolutamente convincenti di De Andrè, Lennon, De Gregori, Joni Mitchell, Randy Newman.
Siamo andati a trovare questa sempre acclamata artista e abbiamo scoperto… A casa sua ha installato un vero e proprio studio di registrazione. Come è composto e a cosa serve? Ecco le risposte (a queste e ad altre domande).

Sempre più spesso, parlando con cantanti, compositori, musicisti, sentiamo parlare di piccoli impianti di registrazione, realizzati a misura delle necessità dell'artista. Questi impianti sono più o meno complessi, a seconda delle precise esigenze. Molto spesso anche noi su queste pagine abbiamo parlato di piccoli impianti di registrazione realizzati per trasformare l'attività “passiva” del semplice ascoltatore-cultore di musica, in quella - per altro molto più interessante - di chi partecipa alla musica o ad un brano in modo veramente attivo e creativo facendo così di una semplice attività ricreativa qualcosa di più. Soprattutto un impianto di registrazione casalinga consente di registrare più parti da solo rifacendo le parti difettose. Non solo, è possibile fare incisioni e sovraincisioni, riascoltarsi, a scopo didattico o di studio. Gli artisti possono vantare ulteriori motivi ad esempio il continuo perfezionamento, o lo studio di una particolare sonorità, o la registrazione di un motivo che deve essere studiato e rimesso a posto armonicamente. Qualcuno di loro fa molto di più. Abbiamo scoperto che Mia Martini, sulla breccia da diverso tempo e alla ribalta dopo lo spettacolo dal vivo che ha tenuto mesi or sono a Milano, ne possiede uno in casa che usa professionalmente. Le abbiamo perciò rivolto alcune domande sull'uso che essa ne fa.


Che cosa ti ha indotto a riempire la tua casa con apparecchiature atte alla registrazione?
La necessità di provare e riprovare continuamente i pezzi per poterli mettere a posto e affinarli. Succede ad esempio che molte volte mi venga in mente un certo motivo. Questo mi ronza per la testa fino a quando non ne vedo uno svolgimento abbastanza completo o intero. Mi capita così di decidere di registrarne l'armonia fatta sul pianoforte e di risentirlo poi finché ho le idee ancora più chiare. A quel punto mi metto a studiarne l'accompagnamento si va per prove, perché molte volte quello che si ha in mente non è esattamente quello che va meglio che registro poi sul mio registratore. Il lavoro come si vede è lungo, non è semplice tirare fuori qualcosa di buono, e poi a me piace fare le cose per bene e finché un brano non mi soddisfa, non riesco cioè a dire quanto mi sono proposta, continuo a fare e rifare. In questo le apparecchiature mi sono di molto aiuto.

A scopo di studio, quindi!
Anche, ma non solo, le apparecchiature servono per studiare nuove sonorità: e per questo si vedono qui dentro le cose più strane. In realtà basterebbe un semplice registratore multitraccia e poche altre cose, se non si volessero fare particolari ricerche. Ma i motivi che mi hanno spinto a procurarmi queste apparecchiature sono anche di altra natura, motivi pratici ed economici ad esempio, e sotto questo aspetto la comodità di avere uno studio di registrazione personale non è indifferente.

Spiegaci meglio cosa intendi per motivi economici e pratici, perché poi in definitiva tutto questo costa e non poco.
Uno studio di registrazione costa in media dalle 50 a 180 mila all'ora. Quando parlo di 180.000/h parlo dei grandi studi di registrazione. A questa spesa di base bisogna aggiungere gli strumentisti, che inevitabilmente dovremo chiamare se vogliamo fare delle prove, i tecnici, il produttore. Dovendo quindi studiare o proporre un pezzo, pensare di fare delle prove utilizzando una vera e propria sala di incisione comporterebbe dei costi rilevanti. Non solo, ma fare delle prove con molte persone intorno non è da poco! Ecco quindi un motivo di economicità della cosa. Io ormai faccio i miei provini da sottoporre alla Casa e al produttore in casa mia. Certo non sono delle esecuzioni perfette, non possiamo cioè pensare di portare il master che ho ottenuto direttamente sul vinile, ma il pezzo è costruito già nella sua forma migliore; si tratterà di discuterlo, linearlo, eseguirlo diversamente, ma la base è completa e 1'idea del brano stesso è compiuta.

domenica 22 luglio 2012

Io, la musica e i miei compagni di viaggio. Intervista a Mia Martini

  
Un lungo silenzio dopo un album peraltro splendido, dedicato ai compagni di viaggio, e comprendente interpretazioni di brani di Francesco De Gregori, Luigi Tenco, Randy Newman, Joan Manuel Serrat, Una sorta di clamoroso testamento prima di un triste buio provocato dall’imbecillità e dalle feroci regole di un mondo – quello della canzone – meno luccicante di quanto possa apparire. Poi uno splendido rilancio, complice anche il Festival di Sanremo e una canzone Almeno tu nell’universo, che giaceva in qualche cassetto almeno da una decina d’anni, probabilmente ad aspettare proprio lei, Domenica Bertè, in arte Mia Martini, una delle più straordinarie interpreti della nostra canzone, una vera signora, emozionante ed emozionale.

Questa intervista, nella quale Mimì si offre quasi senza pudore, vuole essere solo il racconto di una carriera difficile, splendida, sofferta e straordinaria come poche.

GDG: Iniziamo dal tuo primo periodo; quello con Crocetta, del Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze, della collaborazione con Claudio Baglioni.
MM: Sì, Claudio ha scritto delle cose bellissime per il mio primo album: da Gesù è mio fratello alla stessa Oltre la collina. Cose, allora, molto di rottura. Una collaborazione nata dallo stesso produttore artistico, Antonio Coggio.

GDG: E’ durata lo spazio di un solo album, visto che poi sei ‘migrata’ alla Ricordi.
MM: Sì, perché ci sono stati dei grossi contrasti tra Crocetta e Melis, l’allora capo della RCA. Ho interrotto quindi il mio lavoro con Coggio, iniziando a lavorare con Giovanni Sanjust e da lì sono arrivate le collaborazioni con i fratelli La Bionda, con Maurizio Fabrizio, Maurizio Piccoli, Dario Baldan Bembo.

GDG: E venne il successo di Piccolo Uomo e Minuetto.
MM: Sì, per quanto concerne il boom commerciale. Ma il primo album resta forse una delle cose più belle ed emozionanti.

GDG: Ad un certo punto arrivò Ivano Fossati.
MM: Sì, dicendomi subito che ero una stupida, che ero solo una voce senza cervello e che se gli altri non avessero scritto delle cose per me, non sarei stata nessuno. Questo mi toccò profondamente nell’orgoglio, tanto che dentro provai una sorta di ribellione. Ero molto innamorata di Ivano, e volevo che lui pensassi fossi alla sua altezza, non tanto in fatto di bravura, quanto nel non essere quella cosa così vergognosa che lui reputava fossi. La verità era che lui, nel confronto con i miei autori, era gelosissimo. Ricordo che quando Pino Daniele mi telefonò per dirmi che aveva scritto delle canzoni per me e che mi voleva produrre, lui non trovò altro di meglio da fare che scaraventarmi addosso il vassoio della colazione, caffè bollente compreso. Allora diciamo che ho iniziato a scrivere canzoni con continuità soprattutto per amore, poi, invece, ho scoperto nuovi orizzonti, tanto da dimenticare ben presto il fine per il quale avevo iniziato. Così sono entrata in un nuovo, affascinante mondo, rendendomi conto di tante cose: soprattutto ad interpretare meglio le canzoni le canzoni degli altri. E’ come ascoltare un’opera sinfonica non solo con l’emozione, ma con la consapevolezza di saper interpretare ciò che i musicisti propongono. E’ tutta un’altra cosa. Scopri un mondo di nuovi colori.

GDG: Hai anche realizzato un’emozionante versione dal vivo di Vedrai Vedrai, forse una delle più belle mai incise. Vale il discorso fatto sopra?
MM: Certamente. Pensa comunque che l’ho cantata in maniera stranissima, con Fossati che m’accompagnava al pianoforte senza che mai l’avessimo provata prima. Sono stata io a spingerlo a suonare il pianoforte; lui è nato come chitarrista/flautista, e mentalmente è un batterista. Qualsiasi cosa lui scriva o suoni, lo fa come se stesse dietro ad una batteria, anche i testi. Suona il pianoforte, ma in realtà sta suonando cassa, rullante e charleston. Tornando al pezzo, non ho voluto provarlo proprio per far entrare Ivano in questo modo strano che ho io di cantare e penetrare le cose fatte solo con piano e voce. Uso un sistema (ma non so se è giusto chiamarlo così) molto particolare, dove gli arrangiamenti non possono essere scritti, ma ognuno di noi, cioè io e chi sta al pianoforte, prende stimolo dall’altro. Per cui è come dipingere una tela e farlo in due. E non può esistere l’arrangiamento scritto perché è una cosa che ogni sera può essere diversa, a seconda del feeling e del modo nel quale stiamo entrando.

GDG: E’ anche un modo di porsi diverso, rispetto alle rigide regole dello spettacolo.
MM: Un modo che a me piace molto perché ogni volta è un evento. Può cambiare un’infinità di volte, prendendo solo accordi sulla tonalità, ad Ivano ho chiesto solo di fare un’introduzione che poi sarei arrivata là, dove le sue note m’avrebbero trasportata.


GDG: Come è nato il disco live?
MM: Dalla mia esigenza di dover fare una scelta definitiva, di dovere lasciare questo lavoro. La mia vita era diventata impossibile, qualsiasi cosa ormai facessi era destinata a non aver alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che, per esempio, rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che Salvetti mi scongiurò di non partecipare al Festivalbar perché, con me, nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo. Per cui decisi di ritirarmi dignitosamente con un addio bello e importante. Un album curato, fatto con amore per il mio pubblico. Così ho pensato di registrare questi concerti dal vivo, cosa che non avevo mai fatto prima, per lasciare una parte veramente di me a chi ancora mi seguiva. Solo che non sono assolutamente una persona seria e dopo otto anni eccomi ancora sulla scena. Avevo scherzato. La zanzara è tornata.

GDG: E qual è stata, invece, la molla che t’ha spinta a rigettarti nella mischia?
MM: La voglia di non continuare a prendere in giro il mio pubblico. Continuavo a cantare ugualmente, perché in qualche modo dovevo vivere e cantare è l’unica cosa che so fare, ma alla fine mi sono resa conto che così non poteva continuare: tra impresari senza scrupoli, gente che speculava, gruppi da farti accapponare la pelle ed impianti infami, mi sono resa conto che così si prendeva solo in giro la gente. Gente che poi si affeziona ad un personaggio e, come minimo, gli chiede della credibilità. Mi sembrava ormai di essere una mignotta, una che vende delle cose false. Era meglio smettere. Nel ricominciare, s’è trattato del percorso inverso. Sentivo che il mio pubblico mi aspettava ancora, perché non accontentarlo? E l’unica per uscire da tanto schifo era quello di incidere un nuovo disco, anche se con tantissima paura, perché l’idea di tornare nell’ambiente, fra gli addetti ai lavori, fra quelli che m’avevano sempre perseguitato, fatto delle guerre folli, non è che mi lasciasse molto tranquilla. Invece è successo che ho reincontrato Sanjust che ha saputo infondermi nuova grinta ed eccomi qua.

GDG: Cosa si prova, improvvisamente, ad uscire dal tunnel?
MM: Ah! E’ come se fossi stata per un po’ di tempo col naso chiuso e non avessi potuto respirare. Poi, finalmente, vedi la luce, finalmente respiri e puoi sentirti libera di vivere e camminare a testa alta.

GDG: Te lo aspettavi questo ritorno alla grande?
MM: Sinceramente, no. Non ci ho mai creduto. Quando decisi di smettere ero altrettanto convinta che non ce l’avrei più fatta a riprendere. E quando questo è successo, l’ho fatto - come t’ho detto – convinta di rincamminarmi su una strada molto difficile. Nella mia ingenuità non pensavo certamente a Sanremo. A un disco, sì, magari ad un po’ di promozione, ma finiva lì. Non potevo certo prevedere tutto il baillame che s’è scatenato dopo. Invece è stato tutto così semplice, così facile e naturale. Ma non è dipeso solo da me; il merito non è stato certamente tutto mio. E’ stato soprattutto il pubblico a venirmi incontro con un affetto pazzesco.

GDG: Ma come possono accadere certe cose?
MM: Non lo so. Non so quale sia il meccanismo che ad un certo punto scatta. E’ tutto illogico ed irrazionale…

GDG: Sanremo è forse servito a molti per togliersi un mattone dalla coscienza….
MM: Sì, lo penso anch’io. Anche perché, in fondo, Sanremo non è stato poi questo grande successo. Secondo me è scattato qualcosa. Forse la voglia di togliersi, appunto, un peso. Forse il fatto che erano passati tanti anni e qualcuno ha deciso che la mia espiazione poteva bastare.

GDG: Ritorniamo ad Ivano Fossati. Forse il vostro è stato il primo vero e proprio connubio tra un autore e un’interprete. Un’unione molto turbolenta sia a livello professionale che emotivo…
MM: Sì. E’ stato uno scontro tra la Feccia del Sud e la Freccia del Nord. E, Dio, sa, se si son viste le scintille! Sono passati tanti anni e sono ancora tutta ammaccata. La botta è stata veramente traumatica.

GDG: Di quasi vent’anni di attività, quali compagni di viaggio vorresti ancora portarti indietro?
MM: Ce ne sono tanti. Vorrei portarmi dietro Claudio Baglioni, per esempio. Francesco De Gregori, da cui sto ancora aspettando una canzone scritta apposta per me, Randy Newman. Vorreo portarmi dietro John Lennon, che è quello che amo di più. Sono tanti quelli che vorrei ancora nel mio viaggio.

GDG: E lasciare?
MM: No, non credo sia giusto mollare nessuno perché chi è stato mio compagno di viaggio – nel bene e nel male – fa comunque parte della mia storia e della mia vita. Quindi non c’è nessuno da lasciare indietro.

GDG: Altri imperdibili compagni?
MM: Maurizio Fabrizio, per esempio. Con la sua classe e meravigliosa raffinatezza musicale ha scritto per me delle cose bellissime. Da Amanti ad Almeno tu nell’universo.

GDG: Quando hai scoperto che attorno a te non esisteva più quell’alone malvagio e che il pubblico stava ancora dalla tua parte, qual è stata la tua prima sensazione?
MM: E’ stata una sensazione di sicurezza, di serenità e di gioia pazzesca nel vedere che finalmente potevo lasciarmi andare e dare tutto quello che mi sentivo di dare. Prima mi frenavo perché non sapevo se c’era ancora qualcuno disposto a ricevere ciò che avevo dentro. Invece ho scoperto che non solo erano disposti a riceverlo, ma addirittura lo volevano, lo aspettavano e lo esigevano. Il mio nuovo matrimonio con il pubblico è stato bellissimo e vorrei ripagarlo in maniera migliore, con cose molto più belle. Sinceramente non sono molto soddisfatta dei miei ultimi album. Forse sono un caso clinico, ma vorrei fare dischi grandi e belli, che restino. Non amo molto le mie ultime cose.

GDG: Come mai?
MM: Non sono come le vorrei. Non so se è questione di budget o altro… però il prodotto finale non riesce ad entusiasmarmi. Vorrei che grandi autori scrivessero per me…

GDG: Quali?
MM: Lucio Dalla, per esempio. Lo stesso De Gregori, ancora Baglioni. Ce ne sono tanti. A volte mi sento una sorta di Cenerentola della canzone. Lo so che non è bello dire questo, ma mi sento veramente insoddisfatta.

GDG: Ma la collaborazione con Gragnaniello mi sembra abbia dato ottimi risultati.
MM: Sì, Enzo è un altro grande artista e sono felice di questo incontro. Le cose che mi hanno dato più soddisfazioni nella vita sono queste mie ricerche, durante le quali ho avuto degli incontri meravigliosi ed importantissimi. Uno degli ultimi è stato proprio Enzo, un grande artista che ha cose più importanti da dire e sta velocemente maturando, facendo dischi sempre più belli. Credo che abbia veramente un grande avvenire.

GDG: Quanto è contata, e conta, la speranza in Mia Martini?
MM: Moltissimo. Però la speranza è legata all’entusiasmo. Quando questo non esiste più, non c’è nemmeno lo stimolo per creare della speranza.

mercoledì 11 luglio 2012

Mimì in concerto e l'Italia campione del mondo. Intervista a Mia Martini. 11 Luglio 1982




Questa intervista è stata realizzata a Borgovercelli (TO) l'11 luglio 1982 dal primo fans club dedicato a Mia Martini, diretto da Giorgio Nobis, e pubblicata sulla fanzine n. 4 I sorrisi di Mimì nel 1982.

Ore 21,30: L’Italia è campione del mondo. Mentre anche noi stiamo inneggiando alla vittoria all’interno del locale, ecco arrivare la nostra cara Mimì che sta per entrare in camerino, ma non fa in tempo perché noi molto rapidamente la raggiungiamo prima. Saluti, baci, abbracci e ci invita nel camerino, anche lei è contenta per la vittoria dell’Italia, ma il massimo della felicità lo raggiungiamo noi quando ci fa ascoltare una cassetta con la registrazione di Stelle, una delle canzoni da lei scritta per il nuovo LP. Impossibile descrivere a parole la bellezza di questa canzone, lo dimostrano le lacrime che ci rigano il viso in quel momento!

Ore 22,30: Mimì sale sul palco sulle note di Nanneò, dopo di che saluta il pubblico ‘Buonasera a tutti, grazie di essere venuti lo stesso, nonostante la partita, abbiamo vinto e siamo tutti felicissimi, allora…’. Grida di brava le giungono dal pubblico, lei ringrazia e inizia il concerto! E ancora canto, Ti regalo un sorriso, Danza, Sono tornata, Stai con me, un revival di vecchi successi come Inno, Amanti, Valsinha, Minuetto. Gli applausi sono già fragorosi, ma aumentano alle prime note di E non finisce mica il cielo, segue un brano di Billy Joel  Just The way You Are. Dopo la presentazione dei musicisti, tocca a VolaLa costruzione di un amore e la chiusura con il bis di E non finisce mica il cielo.


L’INTERVISTA

D. Come riesci a superare i tuoi momenti neri?
R. Beh, ne ho tanti di sistemi, mi metto a leggere un libro che mi coinvolge molto, mi metto ad ascoltare la musica, non so, suono, comunque riesco a superarli molto facilmente.

D. Cosa pensi che ti direbbe Movie (la sua cagnolina, n.d.r.) se potesse parlare?
R. Oh mamma mia, la mia Movie mi da solo amore e non chiede niente, una pallina, stare vicino a me, un prato, ogni tanto, e la pappa.

D. Qual è la tua massima aspirazione di donna e di cantante?
R.Mah, non ho aspirazioni come cantante, ho aspirazioni come donna, quello sì e riuscire a piacermi sempre di più.

D. Il concerto che ti ha dato più soddisfazioni?
R. Beh, ce ne sono tanti…però forse l’ultimo che ho fatto l’altra sera vicino a Forlì è stato molto importante….cioè una soddisfazione non solo di pubblico ma anche di entourage, di gruppo, di tecnici, di ragazzi che dovevano girare con altri artisti e mi hanno fatto la sorpresa. Mi hanno detto: ‘No, noi non ti abbandoniamo’. Credo sia la cosa più bella che si possa avere.

D. E il pubblico di stasera, invece, come ti è sembrato?
R. Abbastanza distratto, giustamente, prchè dopo il Mundial era il minimo che potesse succedere…

D. Qual è la canzone che ti è più difficile cantare?
R. Le canzoni che non amo, le trovo molto difficili, non riesco a cantarle..

D. Il tipo di domanda che temi di più durante un’intervista?
R. Che temo? Mah, non ci sono domande che temo, non mi piacciono le domande stupide.

D. C’è qualcosa che rimproveri ai tuoi fans?
R. No!

D. Di farti tante domande…
R. (ridendo)….no….siete stupendi…

D. Cosa ha significato per te la partecipazione al Festival di Sanremo? Ne sei rimasta soddisfatta? Come è visto dietro le quinte?
R. Mah, dietro le quinte non sono riuscita a vedere molto io, i pezzi di Sanremo li ho scoperti dopo, alcuni, pian piano, magari ascoltando la radio….non li ho seguiti. E’ stata una esperienza molto interessante, che io non avevo mai fatto, e il Premio della critica poi è stata una cosa…..

D. Come nascono le tue canzoni, ed in quali occasioni?
R. Oh! Nascono sempre in maniera diversa, secondo l’ispirazione, da tante cose, che puoi leggere su un giornale, che vedi per strada, un’emozione che ti dà una certa musica…sono diversi i motivi che ti spingono a scrivere una canzone….

sabato 7 luglio 2012

Intervista esclusiva a Massimiliano Pani: Mia Martini la voce che spacca nell’anima



Disponibile e gentile, Massimiliano Pani ha accettato volentieri di esprimere la propria opinione su Mia Martini in esclusiva per il club Chez Mimì. Lo ringraziamo vivamente e diamo spazio all’interessante chiacchierata.


• Prima domanda d’obbligo: la sua opinione su Mia Martini come artista e come donna.
  Non posso esprimermi su Mia Martini come donna, non ho avuto il piacere di frequentarla abbastanza a lungo. Come cantante ha nella voce il dolore, la rabbia, il riso e le lacrime…è una grande cantante.

• Se ha avuto modo di conoscerla personalmente: che ricordo ha di lei, può raccontarci qualche aneddoto?
   L’ho incontrata tante volte negli anni, alcune per caso, altre no. La conobbi in occasione di un pezzo che avevo scritto e che le era piaciuto “Già visto” cantato da Mina in “Italiana” nel 1982. Voleva incontrarmi e capire come poteva un ragazzo di 19 anni scrivere un testo così “adulto”…conobbi quel giorno a casa di Mimì anche Ivano Fossati.

• Tra i brani del suo repertorio, quali sono le sue preferenze e quali di essi avrebbe voluto scrivere…..
   …sono un ammiratore di Maurizio Fabrizio e ritengo che i suoi pezzi scritti per Mimì abbiano avuto grazie a lei la migliore interpretazione possibile. Lei ha dato a quei brani di grande eleganza e intensità lo spessore e l’emozione che non sarebbe riuscito a dare nessun altro interprete.


• Quali sono le sue considerazioni in merito allo spinoso ostracismo che l’artista ha dovuto subire, legato alla triste nomea della iella.
   La cultura familiare che mi appartiene, e della quale non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori, mi fa dividere le persone, che ho il piacere di frequentare, non tra potenti e no, ricche e no ma tra intelligenti e no, di valore umano e no, di talento e no…per me Mia Martini era una artista di valore assoluto, una donna con me affettuosa e amichevole…qualunque altra valutazione non ha nessun senso e non mi ha mai influenzato.

• Come compositore, ha scritto anche per altri interpreti come Anna Oxa. Ha pensato qualche volta sulla possibilità di affidare a Mia Martini un suo brano?

  Sì, ne sarei stato onorato, ma un autore sa quale dei pezzi che ha nel cassetto è veramente valido e quale…solo normale. Per lei ci voleva un genere di pezzo con le caratteristiche di emozione che poteva permettere a un vero grande cantante di esprimersi. Ma quando mi è venuto quel genere di pezzo, e penso a “Serpenti”, “Fosse vero” e altri, li ho fatti ascoltare prima a mia madre per avere un parere…e non li ha mai rifiutati…quindi proporre un brano meno intenso per Mia Martini non mi sono mai permesso di farlo…

• Sembra che ci fosse in cantiere un progetto discografico per una eventuale partecipazione di Mimì a Sanremo 1996 con la collaborazione degli Audio 2.
   Non ricordo bene, ma può darsi che Donzelli e Leomporro abbiano, come autori , proposto dei pezzi a Mimì per il San Remo di quell’anno.

• Ha avuto l’opportunità di assistere ad un suo concerto?
  Purtroppo no, ma ho visto molti concerti su dvd di Mia Martini.

• Agli inizi degli anni ’80, Mia Martini si presenta al suo pubblico con una voce, come affermava anche lei stessa, modificata nel timbro, più roca e ‘sporca’, rispetto a quella più cristallina del decennio prima. Lei quale preferisce di più?
   Io per età anagrafica conosco meglio questa seconda voce di Mia Martini, ho riscoperto solo negli anni a seguire i suoi primi dischi. Io trovo formidabile l’emozione che quella voce dava lacerandosi e spaccandoti nell’anima…una vera meraviglia.

• Mia Martini cantautrice. Sono in pochi a parlare di questo aspetto. Ha avuto modo di scoprirla in questa veste?
Lei teneva giustamente molto a questo ruolo. Sicuramente un cantante deve “modellare” il suo repertorio se possibile contribuendo a crearlo a “sua immagine”…lei ha fatto questo lavoro assieme ad autori straordinari come Fossati o Fabrizio, ma anche da sola “tessendo” la sua trama musicale per adattarla alla voce straordinaria e cosi personale che andava sviluppando sempre diversa negli anni.

• Mia Martini spesso diceva di considerarsi la ‘Cenerentola’ della musica leggera. Eppure, ha avuto varie collaborazioni artistiche, come quella con Baglioni, Fossati, Aznavour, Murolo, Shapiro. Quale tra queste considera più proficua e incisiva?
Lo so che mi ripeto, ma io amo molto il periodo Mia Martini/Ivano Fossati e Mia Martini/Maurizio Fabrizio.

• Si è parlato di un duetto tra Mia Martini e Mina, che avrebbe dovuto realizzarsi nel ‘96, ma non c’è stato il tempo. C’era questa intenzione o si tratta di leggenda metropolitana?

  Mia madre e Mimì si stimavano molto reciprocamente. Entrambe sono grandissime cantanti anche se diverse nel modo di cantare, cosi personale per entrambe. Sono uguali però nel cercare l’emozione prima di ogni altra cosa nel loro canto…sarebbe stato bello un duetto e ne hanno parlato spesso. Purtroppo il pezzo giusto non era stato individuato in quel momento…

giovedì 5 luglio 2012

L'album "Quante volte ho contato le stelle" raccontato da Mia Martini



Ormai i miei tre anni di assenza dalla scena sono acqua passata. Dallo scorso Sanremo (con E non finisce mica il cielo ) in poi è nata un’altra Mia Martini. Quindi, oggi, non c’è nessun rientro, semmai una prosecuzione della nuova strada intrapresa.
Finora tutti consideravano la mia voce e basta. Ero un’interprete delle cose che altri scrivevano, c’era partecipazione vocale, ma non di testa, di cuore, di sangue. Essere solo una cantante non mi dava più niente, soprattutto perché non dava più niente agli altri e allora mi sono intestardita nella ricerca di un qualcosa che mi offrisse la possibilità di vivere veramente. Ho studiato, ho cercato in me stessa le ‘mie’ verità, sono migliorata e finalmente sono entrata veramente nella musica. Ho scoperto un mondo bellissimo, impalpabile, impercettibile e vastissimo. Adesso si che posso dire di essere viva. Oggi, affrontando appunto questa prova ho capito che essere cantanti di se stessi è un’altra cosa, molto più interessante e completa. Io ho cantato le cose che in certi momenti ho vissuto o ho creduto di vivere. Un’esperienza che è solo l’inizio del mio lavoro futuro e che mi ha fatto finalmente trovare la mia giusta dimensione d’artista.


Anche se non mi voglio più considerare una cantante solamente, è bello sapere di essere gratificata di stima in un ambiente che fa più facilmente trapelare la maldicenza della generosità. Il fatto è che mi ero resa conto di lavorare in un mondo che mi stava stretto. Venivo bombardata da pesanti richieste commerciali, legate al lancio di una ‘immagine’ che non era la mia. La mia voglia invece, è sempre stata quella di potere incidere canzoni scritte da me o da altri, e la libertà di scegliere testi e contenuto.
Artisticamente, con la svolta di scrivere i pezzi, credo di essere maturata molto, è la mia vera identità.
Ho scritto molto. Poesie, testi, parole in libertà. Ho anche ripreso i miei studi di musica classica, ho scoperto di amare il mio tempo libero, la mia casa, il mio uomo, le mie piantine di basilico. Una donna ogni tanto ha bisogno di ritirarsi in casa. Aggiungiamo che tre anni fa ero moralmente distrutta, non avevo più voglia di sopportare un ambiente che mi bistrattava. L’intervallo mi è servito per diventare più forte, più grande: ma soprattutto per scrivere. Poi ho scoperto di essere diventata più fiduciosa verso me stessa, meno fragile, meno vulnerabile: e allora sono tornata.Tutto quello che io provo oggi è dovuto alle esperienze passate. Soprattutto quelle negative. Se una persona non soffre, se non sbatte la testa contro un muro non può maturare né imparare niente, perché le cose che vanno bene si dimenticano troppo presto. Io, per esempio, ho avuto un sacco di batoste che ricorderò tutta la vita perché mi hanno lasciato il segno. Ma solo così sono state, sono e rimangono di insegnamento.

Già con Danza realizzato con Ivano Fossati è successo che io volevo un altro indirizzo artistico perché mi ero stancata di un personaggio da cantante tradizionale che non era mio anche se mi ha dato soddisfazioni come cantare all’ Olympia di Parigi con Aznavour, cose che in Italia pochi sanno proprio perché la promozione che ricevevo io non era minimamente caratterizzata dalla mia vita artistica ma solo dai dischi. Solo quelli contavano e alla loro maniera naturalmente: così, quando ho deciso la copertina di Danza, la coppa di champagne presa a calci che significava visualizzare le mie interpretazioni, loro hanno detto di non essere d’accordo ed è cominciato un periodo di scazzi.
All’inizio, io e Ivano, seguendo un consiglio che ci hanno dato in molti, abbiamo lavorato insieme ma non è stato facile, si finiva per trasportare anche nel lavoro le tensioni del rapporto, tensioni normalissime come quelle di tutti, creandone altre ancora e così dopo E non finisce mica il cielo ci siamo detti di comune accordo che era meglio non lavorare insieme. Ivano mi ha consigliato Shel e devo dire che non sbagliava: Shel è bravissimo come musicista ma è soprattutto una persona che mi aiuta a stare bene, a vincere i miei timori, le mie paure, un amico.

Nel realizzare questo disco, Quante volte.. ho contato le stelle, abbiamo scoperto di pensarla allo stesso modo su molti argomenti della vita, e tra noi si sono accese nuove scintille di fantasia. Abbiamo lavorato con amore, in perfetta serenità, divertendoci: e questo è un aspetto importante per la buona riuscita delle cose che fai. Questo disco rappresenta molto per me sia perché segna il mio ritorno nel mondo della musica leggera, sia perché è il frutto di un mio lungo lavoro di ricerca, oltre che sui testi, sugli arrangiamenti. Trovo fondamentale per un cantautore dare largo spazio alla ricerca musicale, attività che da noi in Italia, forse per il nostro senso d’inferiorità nei confronti degli stranieri, è molto frenata. Da questo momento in poi intendo perfezionarmi continuamente, anche cambiando spesso genere musicale, se necessario. La canzone che preferisco in assoluto è “Stelle” in cui si parla delle illusioni di un mondo, come quello dello spettacolo, in cui sempre più frequentemente in nome del successo si chiede alle persone di tradire se stesse.
Quello che invece è per me fondamentale è riuscire a mantenere questa ‘carica’ che mi porto dentro e che mi impedisce di adattarmi alle situazioni di compromesso, stimolandomi a intraprendere nuove strade.

Anche questa volta, come già con Mimì, ho scritto i testi delle mie canzoni, perché solo interpretandole mi sembrava di non dare abbastanza. Tessere insieme musica e parole è un gioco stupendo.

Alcuni estratti sono inseriti nel libro Mia Martini. La voce dentro

sabato 9 giugno 2012

Mina e Mia Martini: la loro reciproca ammirazione



La grande ammirazione di Mina verso la collega Mia Martini viene confermata dalla risposta che la nostra splendida interprete da sulle pagine di Vanity Fair ad un fan che le chiede cosa ne pensa della indimenticata artista scomparsa prematuramente ma presente nel cuore di molti.


Le viene proposto anche di dedicarle un eventuale tributo con la sue canzoni più belle. Mina con la sua sensibilità ed intelligenza risponde in maniera decisa, senza alcuna esitazione: ‘Per fortuna il suo talento dolente e intenso è rimasto qui, nei suoi dischi, nelle sue apparizioni televisive. Cosa ne penso? Mi piace moltissimo, basta sentirla per imparare sempre qualcosa. La precisione, la purezza, l’uso della voce. La passione no, quella ce l’hai o non ce l’hai. Quella non si impara. Lei ne aveva da vendere. Caro Marco, io ho indegnamente fatto un suo pezzo, per la precisione “Almeno tu nell’universo”, ma meglio se senti la sua versione, credimi’.

La loro reciproca stima risale a parecchi anni fa. Nel 1979, Mina, all’interno del suo programma radiofonico "Incontri musicali del mio tipo", introduce un brano di Mia Martini con questo commento: 'Ragazzi, occhio a Mia Martini, che è veramente forte'.

Nel 1981 si crea la prima oppotunità di una loro collaborazione, purtroppo sfumata, ed è la stessa Mimì a parlarne, molti anni dopo, al suo club ‘Chez Mimì’: ‘Mina ha ascoltato il mio brano "Nanneò", solo strumentale, e avrebbe voluto che si scrivesse un testo per potere realizzare un eventuale duetto. L’idea era originale, purtroppo io non ero molto convinta della produzione artistica affidata a Massimiliano Pani, così non si è fatto più nulla’.

Nel 1978, Mia Martini, avendo assistito ad uno degli ultimi memorabili concerti di Mina, rilascia, sull’onda dell’entusiasmo, la seguente dichiarazione: ‘In vita mia solo tre concerti mi hanno stregata: Ray Charles, Aretha Franklin e Mina. L’esperienza di Bussola domani è stata assolutamente irripetibile. L’ho applaudita a lungo, in piedi sulla poltroncina, fino a spellarmi le mani. Il feeling di Mina è paragonabile solo a quello di alcuni artisti di colore, che io amo particolarmente, e che ho citato. Sorretta da una carica e da un talento micidiali, credo non abbia paragoni nel mondo di noi bianchi. La Streisand? Ma figuriamoci: Mina non fa easy listening, il suo è jazz, quasi sempre, anche quando canta ‘Insieme’. Io ho cominciato con il jazz e qualcosa ne capisco.’

Alla fine del ’94, torna a parlare di Mina in una intervista rilasciata ad una emittente televisiva privata : ‘Secondo me, è la più grande artista in assoluto che abbiamo in Italia, sono pazza di lei, io amo la recente produzione, anche se non mi sembra che lei sia molto presente. E vi confesso che desidererei cantare qualcosa con Mina. E se dovesse tornare a cantare dal vivo, ci andrei a piedi in pellegrinaggio, in processione con gli altri fans’.

Nel 1995, dopo la scomparsa di Mia Martini, in un articolo scritto da Mauro Coruzzi/Platinette, viene data la conferma di una futura collaborazione tra Mia e Mina, che si sarebbe realizzata nel ’96. ‘Si erano già sentite, dichiara Massimiliano Pani, e mia madre aveva intenzione anche di darle un brano, scritto dagli Audio 2, adatto a lei, da presentare a Sanremo’. Purtroppo non c’è stato il tempo.

Quanto dichiarato da Mina su Vanity Fair sembra che faccia tramontare definitivamente la possibilità di un disco intero realizzato da lei dedicato al repertorio di Mia Martini, come desiderano moltissimi estimatori di queste ineguagliabili e geniali artiste uniche.

Ma la speranza è l’ultima a morire.

Elaborazione testo Pippo Augliera inserito in "La voce dentro"

venerdì 1 giugno 2012

La mia recensione de "La voce dentro" libro su Mia Martini



Cosa dire di questo libro, inizio dicendo che era quello che speravo uscisse dopo tanti anni, cioè un libro che descrivesse la carriera e la vita di Mia Martini per aree tematiche, da cui poi trarre interessanti spunti di discussione. Ben inteso la vita di Mimì, pur essendo stata molto breve, è stata così intensa, ricca, densa, importante, che risulta sempre difficile fare una scelta esaustiva in tal senso, ed è poi anche molto difficile poter trattare i vari argomenti.

Augliera, tralasciando volutamente l'aspetto meramente visivo (non sono presenti foto), per una scelta dettata dalla necessità di impegnarsi a livello testuale, e ben sapendo che da un paio d'anni appena è stato realizzato da Caroli e Harari un libro che a livello fotografico e visivo ne valeva dieci, ha deciso di affrontare diverse tematiche, e lo ha fatto con grande bravura, professionalità e scorrevolezza.

Leggere le varie interviste fatte ai suoi colleghi mi provoca sempre una grande emozione, in fondo è da ciò che si capisce che la grande assente ha lasciato un segno indelebile all'interno del mondo dello spettacolo. Alcune di esse mi hanno particolarmente commosso ed emozionato, mi ha addirittura sconvolto l'intervento di Celentano dopo la morte di Mia Martini con parole dure, ma anche foriere di speranza, e miste a una grande consapevolezza che ormai il mondo dello spettacolo era sull'orlo del precipizio e si preparava ad un lento e inesorabile stillicidio, i cui risultati sono sotto l'occhio di tutti: case discografiche che falliscono, dischi che si vendono poco o pochissimo, pochissimi spazi di qualità riservati alla musica, pirateria a ogni latitudine, agonia del supporto fisico e cantanti che non fanno più il proprio mestiere.

Questo fa paradossalmente il paio con il fascino sempre maggiore che Mia Martini riscuote presso molte persone, inutile fare la casistica, non serve a niente. Come dice Jannacci nel libro, gli artisti non muoiono, ed infatti Mimì dopo il 1995 è forse rinata definitivamente. Lei lo pensava secondo me, sapeva perfettamente che sarebbe stata amata ancora di più. C'è comunque da dire, che. a fronte di un mobbing selvaggio, il pubblico l'ha sempre premiata, amata, applaudita, aiutata. Forse era questa grande empatia con la gente normale, con le persone che non facevano parte del suo ambiente, che l'ha fatta rinascere sempre, continuamente.

Lei ha sempre lottato continuamente contro il mondo dello spettacolo, e questa cosa era palese anche nella dicotomia donna/artista. Le sue miserie di donna, la difficile vita, l'amore dato e ricevuto da gente semplice, la difesa e la ricostruzione dei valori erano spunti che la obbligavano a lottare contro le mille ingiustizie di quel sistema, fatto di apparenza e velocità, fatto di tante schifezze. Spesso si fa apparire Mimì come una vittima, forse a ben guardare non lo è stata mai per niente: non lesinava cazziatoni ai suoi discografici, produttori, affini, forse anche in maniera molto rumorosa e eclatante anche, nella difesa totale della sua dignità di artista e di donna.

Mille lotte perse, ma solo perchè quel mondo è fatto di bastardi, perdenti fino al midollo, e forse tremendamente infelici, la sua lotta feroce è continuata con interviste, dichiarazioni, canzoni e scelte varie, che sicuramente hanno attirato tantissimi nemici. Per quanto riguarda quei poveretti che erano i suoi colleghi allo stesso livello, mi viene da dire che sono stati proprio degli scemi a credere a quelle stupide voci piene di cattiverie e rodimento, se quei colleghi andavano per la propria strada senza farsi fare fessi sarebbero durati sicuramente artisticamente qualche anno di più.

Certo, l'invidia in Italia attecchisce facilmente purtroppo, anche perché a fronte di una donna generosa, sensibile, e per forza di cose anche molto dura, leale e sincera, questa diventa furente. Direi che alla fine sono stati tutti perdenti, e che a Mia Martini hanno bruciato solo le doppie punte come disse in Strix dove si fece ardere al rogo, dimostrando a tutti un senso spiccato di ironia, intelligenza e superiorità. Alla fine la bilancia ha pesato dalla sua parte: dal 1989 è ritornata a cantare, e il successo le è ritornato a sorridere nonostante, tanti, in maniera velata, cercassero di nuovo di disarcionare la rompiscatole: questa Mafalda della canzone, che ha sempre portato aria di rivoluzione in quel mondo così pieno di ragnatele.

E' stata grande, dal mondo dello spettacolo è stata trattata come una lebbrosa, ma come una lebbrosa ha vissuto veramente fino in fondo la sua vita. Forse però la sua morte non è stata vana, credo che la sua esistenza difficile abbia salvato le vite di molte persone, sicuramente una tale tragedia porta a pensare, ad essere più forti, a rischiarare la mente e a cercare ciò che è veramente importante.

Mia Martini è stata una Giovanna D'Arco della canzone, e a tutti ha insegnato che il successo vero non significa vendere miliardi di dischi, ma arrivare all'anima della gente con dei discorsi importanti e pieni di significato. Ci ha creduto veramente e fino in fondo, rifiutando da sempre, l'etichetta di vedette, di cantante sofisticata, lei era una del popolo, e lo sarà sempre. Potrei continuare ore: Mia Martini mi affascina, purtroppo mi faccio trasportare, per me non è nemmeno una donna, ma un qualcosa di più forte e chi l'ha conosciuta ancora adesso non riesce a terminare il puzzle, perché lei è come il sole, per vederlo bisogna offuscare la vista, può arrivare sono una parte minima di lei.