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venerdì 25 dicembre 2009

Un 'minuetto' con Mia Martini




La copertina: Mia Martini. Sì, vabbè, di uomini ce ne sono in abbondanza. Parlo natualmente di musicisti e cantanti che possano soddisfare i gusti e le preferenze del pubblico più giovane. Ma le donne? Ci sono le solite, quelle 'classiche', alle quali ho già dedicato una volta queste colonne sul 'Monello': Patty Pravo, Mina, Ornella Vanoni, la Zanicchi, la Ferri. Ma hanno un pubblico vario, alcune, anzi, piacciono di più ai non più giovani, perchè cantano problemi di un certo tipo di donna adulta, per esempio.


Ma quali cantanti donne cantano i problemi delle ragazze appena sbocciate, l'amore dei vent'anni, i problemi attualissimi degli anni settanta? Mia Martini e Marcella. Di Marcella ne abbiamo parlato più volte, recensendo i suoi dischi. Di Mia Martini, aspettavamo appunto una nuova tappa, il suo terzo microsolco. Adesso è uscito, s'intitola Il giorno dopo, un titolo scelto dalla stessa Martini che significa 'speranza, sopportazione del presente, fiducia nel futuro immediato', il "giorno dopo", appunto. Se Patty Pravo è stata l'interprete di una certa generazione di giovani, quella spensierata e senza troppa coscienza dei problemi dell'era dei Beatles. Mia Martini rappresenta, invece, la ragazza d'oggi, quella con gli occhi bene aperti su ciò che succede nel mondo, che nasce già disincantata e preparata alle angosce dell'amore, alla durezza della vita e alle mille prove che la attendono.


Inutile parlare di Mia Martini come donna, quello che viene riferito dall'ufficio stampa della sua casa discografica è abbastanza esatto e non è 'colorito' neanche un po': una ragazza come tante, sofferta, un po' romantica ( i sociologi dicono che il romanticismo è una caratteristica dell'ultimissima generazione), una ragazza alla ricerca disperata della poesia e della pulizia, una ragazza che canta quello che sente e cerca di vivere quello che sente. E quello che sente, per Mia Martini, sono anche le canzoni contenute nel 33 giri di cui ci occupiamo: dodici motivi firmati da alcuni tra i migliori autori italiani di cose moderne. I nomi? Antonello Venditti, Franca Evangelisti, Maurizio Piccoli (uno da tenere d'occhio), Dario Baldan Bembo, Luigi Albertelli, Franco Califano, Claudio La Bionda, Bruno Lauzi, Paolo Limiti, Maurizio Fabrizio.





 
Nel disco ci sono due versioni italiane di canzoni straniere: Picnic che è la famosa Your song di Elton John e Signora di Serrat. Oltre la già famosa Minuetto, sono belle La Malattia, facile e suggestiva, Dove il cielo va a finire, malinconica e struggente, Mi piace, divertente ed originale, Ma quale amore, dove si può ascoltare la più vera Mia Martini grazie ad un testo spregiudicato e sentito, Il guerriero. Insomma un album da ascoltare con attenzione, testi e musiche. L'album è presentato semplicemente, ma è corredato da dodici splendide fotografie di Mia, che dovrebbero rappresentare altrettanti momenti delle dodice canzoni. Dopo aver già praticamente vinto la "Gondola d'oro" di Venezia che le verrà assegnata a settembre per Donna sola, ora la Martini punta al successo europeo, una meta ambita da molti e che quasi nessuno è riuscito a raggiungere. State a vedere che le portano fortuna i nostri auguri. A proposito, Mia Martini incide per la Ricordi.
 
Renzo Arbore Il Monello 1973

domenica 29 novembre 2009

Indimenticabile per sempre Mia Martini


Sono passati quasi quindici anni e non riesco ancora a crederci. Mia Martini morì il 12 maggio del 1995 nella sua casa al Cardano al Campo, vicino a Varese, per un arresto cardiaco dovuto forse ad assunzione di sostanze stupefacenti. Del decesso si seppe solo due o tre giorni dopo. Aveva 47 anni e alle spalle tante gioie ma anche tanti dolori. Il più grande di certo quello legato alla stupidità umana, alla cattiveria della gente. Gente che ti vuole male e che, vigliaccamente, se non ha il coraggio di affrontarti a viso aperto, se non sa come sfogare la propria invidia, comincia a mettere in giro strane voci, sempre più insistenti, sempre più malevoli. Così è successo alla povera Mia, una delle più affascinanti interpreti della canzone di casa nostra. Grande, grandissima, inseguita per anni da quella crudele diceria.

Straordinaria nei suoi trionfi ("Piccolo uomo", "Minuetto", "Donna sola") sempre inquieta nella sua vita privata. Verso la metà degli anni Ottanta si era addirittura ritirata dalle scene. Ci pensò l'organizzatore Adriano Aragozzini, inimitabile nella sua umanità e nel suo giudizio sugli artisti, a riportarla alla ribalta, sfidando l'imbecillità di una parte del mondo dello spettacolo. E così nel 1989 Mia partecipò al Festival di Sanremo con "Almeno tu nell'universo", canzone entrata a ragione nella storia della musica italiana ed europea. Mia tornò a risplendere. Anni di ritrovate soddisfazioni, di gioie, accompagnate sempre dal suo male di vivere. Per cominciare a celebrare i 15 anni della morte, lo studioso Menico Caroli e il fotografo Guido Harari di Mia ci raccontano questo e tantissimo altro, col ricordo anche di voci famose e foto inedite, in un libro ("Mia Martini, l'ultima occasione per vivere") pubblicato dalla Tea. Un bellissimo libro. Da comprare per rendere omaggio ad una primadonna sfortunata che diceva di sè: "Sono Vergine e calabrese, cioè una terribile rompiscatole, testarda e con una certa tendenza all'estremismo. Nell' Ultima Cena di Leonardo ci sono anche io. Sono Tommaso quello con la mano tesa verso il viso di Gesù".
Sandro Bugialli per Il Resto Del Carlino

domenica 11 ottobre 2009

Quando il canto diventa poesia. Mia Martini e Charles Aznavour in concerto









Sono trascorsi ormai oltre trent'anni da quel concerto di Mia Martini con Charles Aznavour, conservo un ricordo vivo e mi è rimasto impresso nel cuore.


Era il 3 o 4 febbraio del 1977, una limpida serata di lunedì, avevo un posto in platea dove si vedeva bene il palco, in un Palazzetto gremito, almeno 5000-6000 persone, un pubblico vario composto da giovani e meno giovani.
Un lungo applauso accompagna l'entrata sulla scena di Mimì, si presenta con uno splendido look: un lungo abito rosa chiaro e i capelli tirati su. Bella, veramente bella.
Inizia cantando Il guerrier", concentrata sulla interpretazione, maturata artisticamente, forse un po' emozionata: probabilmente sente l'importanza di questo incontro artistico con il grande Charles Aznavour.
Continua il suo repertorio con alcune perle: Amanti,  Donna con te,  Se mi sfiori,  Valsinha, Volesse il cielo, Che vuoi che sia se t'ho aspettato tanto. Immancabili i suoi hits più famosi come Padre davvero, Piccolo uomo,  Donna sola,  Minuetto,  Inno.
Esecuzioni intense, come solo lei sapeva fare, con la sua voce velata di malinconia, una interiorità struggente, ad occhi quasi sempre chiusi. Lei viveva le canzoni, non solo attraverso la voce, anche con l'espressione del suo viso, cercando dentro di sè quell'emozioni che era in grado di trasmettere agli ascoltatori.
Era accompagnata al piano dal maestro Angel Pocho Gatti, che aveva cucito degli arrangiamenti particolari per l'occasione, e dai musicisti di Aznavour.
Il suo concerto è durato poco più di una mezz'ora, ma è stato sufficiente per creare quell'atmosfera magica tra lei e il pubblico. Al termine, a conferma del grande successo, i calorosi e ripetuti applausi l'hanno 'costretta' a riproporre Minuetto.

Nella seconda parte della serata Charles Aznavour ha fatto la parte del leone. A sorpresa, a metà del suo recital, invita Mia Martini sul palco e insieme cantano Dopo l'amore: un duetto intenso, poetico dove le due voci si sposano perfettamente per regalare una eccezionale e memorabile interpretazione. Standing ovation e richiesta di bis, naturalmente accolta.

Concerto splendido che ha regalato sensazioni bellissime ed emozioni forti che rimangono per sempre!

Mila Giordani per Chez Mimì


Mia Martini e Charles Aznavour cantano "Dopo l'amore"
http://www.youtube.com/watch?v=g45C3WJt3HQ

Mia Martini canta "Il guerriero" al concerto con Charles Aznavour:
http://www.youtube.com/watch?v=ixZXxMoiMq8

Per leggere un altro articolo su questa collaborazione clicca qui:

domenica 17 maggio 2009

Così è Mimì Mia Martini se vi pare...























Ed ora facciamo un salto nella prima metà degli anni ’80. Non ricordo se fosse il 1985. Eravamo a Donnafugata, tanto per usare un termine gattopardiano, quando abbiamo saputo, mia moglie ed io, che in piazza sarebbe venuta Mia Martini. Abbiamo avuto uno scatto di rabbia: “Mia Martini a Santa Margherita di Belice? Ma non è possibile!” No! Non era possibile che una cantante che, per noi, era solo seconda a Mina, potesse venire a cantare gratis in un paesino del Belice. Ci precipitammo insieme a nostri amici imminositi ed immartiniti. Ci piazzammo davanti al palco. Aspettammo con ansia. Ad un tratto un vigile urbano salì sul palco e disse: “Signori ecco a voi Mia Martini”. I nostri cuori si strinsero. Pensavamo ad uno scherzo. “Ma come, Mia Martini presentata da un vigile?”. Nel vicino Comune di Montevago la cara Orietta Berti era stata presentata in magna pompa, mentre la nostra Diva in modo più che sobrio, direi anonimo. Eravamo molto risentiti. Ma quando ci siamo accorti che non era uno scherzo e che Mia era sul palco, ci siamo sciolti in un lungo applauso. Anche se nella mia vita mi considero inutile, credo che, quella sera, abbia avuto la funzione di claque. Mia iniziò a cantare. Fu un’ovazione continua. Ininterrotta. Davanti al palco un gruppo di giovinastri continuavano a urlare sciocchezze. Noi avremmo voluto pestarli. C’erano richieste banali di canzoni magari non sue. Ma fu il mio urlo, e fu così forte, che giunse alle sue orecchie: “Padre davvero”. Mia me l’ha cantata. La piazza era impazzita. Moltissima gente. Da noi, in Sicilia, è sempre così. .

Io non sapevo… giuro io non sapevo. Mia parlando col pubblico parlava di ostracismo. Ci disse che aveva fatto un nuovo album. Ci disse che amava la natura. Che il suo album era controcorrente. Ci anticipò qualche canzone.
Finito lo spettacolo, Mia si riparò in una macchina alzando persino il finestrino. Ma io e i miei amici ci siamo avvicinati. Feci riemergere (ma quanto ero ignaro e quanto inconsapevole di ciò che un decennio dopo sarebbe successo!) la mia rabbia e le dissi: “Ricordati che tu hai cantato all’Olimpia di Parigi! Ricordati che tu sei seconda solo a Mina! Non dovevi venire qui”! Ora non ricordo le sue precise parole. Il significato è questo: “Sono qui anche per voi ed io non sono una diva”.
Con il ragionamento postumo del 1995, ricostruii tutta quella serata. Mimì era una persona molto solare sul palco. Sulla macchina, la trovai schiva. Timidissima. Anch’io vi ri-lessi (nel 1995) tristezza che, all’epoca, scambiai per stanchezza.
E il mio amore per Mia da allora in poi si fortificò. Divenni incrollabile. E quando a Sanremo annunciarono la sua partecipazione, io mi inchiodai lì, davanti al televisore e bevvi fino all’ultima nota la sua “Almeno tu nell’universo”.
Franco Lo Vecchio

martedì 12 maggio 2009

Ricordando Mia Martini



Il 12 maggio del 1995 - imprigionata in un’assurda rete di pregiudizi di tanti suoi colleghi per una molteplicità di motivi che qui non sto ad elencare non trascurando il peggiore dei sentimenti quello dell’invidia - veniva a mancare, a Cardano al Campo, in una situazione di solitudine e disperazione, una delle voci più belle della musica italiana: Mia Martini.



Pienamente d’accordo che ognuno nella vita ha il suo destino, ma è atroce il solo pensiero di averla ritrovata, due giorni dopo la morte, con le cuffie ancora in testa protesa verso il telefono quasi in una disperata richiesta di aiuto che non fece, probabilmente, in tempo a lanciare. Il referto medico parlò di arresto cardiocircolatorio.
Nonostante ciò continuarono illazioni che non avevano alcun fondamento reale ma nessuno, non fosse altro per una questione di pietà umana, deve assolutamente infangare la memoria di una grande donna una valente artista. Forse il mondo dei media, dello spettacolo, della televisione si sente in debito nei suoi confronti tant’è che nel decennale della scomparsa si attivarono in molti nel suo ricordo dal Tg1, al Tg2 al Tg4 a tanti giornali musicali. Mi preme mettere in evidenza il sentimento dell’amicizia per cui la sua cara amica vicedirettore regionale di Rai Trade, Alba Calia, l’ha sempre sostenuta e non si fa capace al pensiero di non aver fatto abbastanza per lei. Poi esistono sentimenti di rabbia, amarezza e dolore per la tremenda fine di una donna semplice e buona nella sua fragilità e debbono essere per forza mitigati dal tempo se no non si vive.
Onestamente sono profondamente rammaricato anch’io dalla prematura scomparsa di questa grandissima donna di Bagnara Calabra un’artista dalle grandi qualità canore ed umane ma trasferita in una cittadina dell’entroterra milanese con la famiglia dove il padre faceva il dirigente scolastico di una scuola media. Un’artista dal vasto repertorio tra cui annoveriamo: Piccolo uomo, Minuetto,E non finisce mica il cielo, Almeno tu nell’universo, La nevicata del 56, Gli uomini non cambiano. Nel suo contesto artistico ha cantato anche i migliori brani dei cantautori italiani. La canzone che la consacrerà vera e propria cantante incisa dalla Ricordi di Milano fu Piccolo Uomo che poi vinse il Festivalbar. Di lei nutro un ricordo bellissimo mi aveva colpito il suo sorriso e lo sguardo limpido oltre all’intensità e la bellezza della voce una sera del 1992 quando in occasione della festa di S. Rocco venne a tenere un concerto a Cabbia di Montereale. Sembrava le sue canzoni avessero stregato la gente e la piazza, gremita fino all’inverosimile allegra e divertita,rimase ad ascoltare ed applaudire il suo repertorio fino alla fine. Terminato lo spettacolo, scendendo dal palco, si imbattè in tanti giovani che reclamavano un suo autografo, non ci penso due volte ad elargirli. Questo a dimostrazione della sua umanità per cui riusciva a mantenere un rapporto particolare con il suo pubblico.


Ricorre proprio oggi il quattordicesimo anniversario della morte - di questa grande artista una donna difficile da decifrare ed affascinante al contempo - spentasi a 47 la cui dipartita ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo dello spettacolo e nell’animo di coloro che l’hanno conosciuta, rispettata ed amata, come donna e come artista. Spiace pensare a questo proposito che nessuno si ricordi di lei se non il dodici maggio anniversario della sua scomparsa; quindi nessuno le tributa l’onore che merita una simile cantante. Vige quel rumore sordo come il silenzio calato su di lei negli ultimi anni della sua travagliata esistenza a causa di quella ignobile, ingiusta e - diciamolo pure a chiare note- imperdonabile etichetta per cui si era ritirata in solitudine un piccolo paesino. Mi diceva ieri pomeriggio una mia amica poetessa che gli artisti vivono in eterno, è proprio vero.
Nonostante Mia Martini non venga giustamente ricordata per quanto meritava e nella vera misura vive in qualche modo attraverso le sue canzoni. Soprattutto con quella che ha conosciuto un nuovo, strepitoso, successo riadattata da Elisa: Almeno tu nell’universo. Oggi alle 12.30 il Comune di Roma, in concomitanza del quattordicesimo anniversario della scomparsa, le intitolerà un parco nel quartiere Caltagirone sulla Cristoforo Colombo verso Ostia e verrà scoperta una targa toponomastica. Alla cerimonia parteciperanno il Sindaco di Roma, l’assessore alla cultura ed il presidente del XIII Municipio. Meritevole iniziativa, un atto doveroso, a fronte di una grande richiesta dei cittadini. Intanto le nuove generazioni continuano a tributare omaggi alla grande artista. Presa come modello di riferimento. In definitiva la sua voce, colta forte e struggente sebbene colorata da mille sfumature ci accompagnerà per sempre e, insieme alla coerenza e la caparbietà della gente del Sud per cui non si è mai adeguata alle esigenze delle case discografiche,sarà un valido esempio, un modello di vita per i nostri giovani. L’ultima sua partecipazione vocale fu alla trasmissione televisiva Viva Napoli del 1994 dove interpretò un’accattivante versione di Luna Rossa Non rimane che esprimere un pensiero commosso e riverente alla grande artista,alla donna sconvolta nella sua umana fragilità. Ciao, Mimì!

pubblicato il 12 maggio 2009 alle 15:53
scritto da Nando Giammarini per Abruzzocultura

venerdì 8 maggio 2009

Mia Martini perdona il " profeta " Ippoliti e vivace botta e risposta con Luca Barbarossa


Vivace botta e risposta tra la vincitrice annunciata e il vincitore reale della rassegna.



Nervosa. Stressata. Assordata dalle "trombe" che senza requie annunciavano la sua vittoria al Festival. Adesso che si deve accontentare del secondo posto, Mia Martini può confessare tutta l' angoscia che le si era insinuata nell' anima: lo fa con toni sereni, ironici, pacati. Saranno state proprio le grandi strombazzate fuori tempo del suo trionfo a influenzare negativamente la sua gara? Lei non ha nessuna intenzione di recriminare. Anzi, butta decisa acqua sul fuoco: No, non sento d' essere stata danneggiata. Dalle "sparate" mi hanno ardentemente difeso in tanti, soprattutto Pippo Baudo e Alba Parietti. Così quando ho cantato la tensione è svanita, e adesso tutto è passato, è finito.

L'elegantissima Mimì non porta rancore neppure a Gianni Ippoliti, il più insistente e incaponito tra gli annunciatori della sua vittoria. Scambierei volentieri quattro chiacchiere con lui, gli offrirei da bere. Anche perché, redarguito, s' è corretto , è stato carino. Credo abbia capito che noi cantanti siamo dei professionisti. Si merita una valanga d'applausi, sorrisi, "brava, brava". Il vero vincitore Luca Barbarossa, anche lui predestinato sin dall' inizio all' Olimpo festivaliero ma con meno chiasso, si sente messo in secondo piano. E si fa largo, pensando d'essere spiritoso: "Aho' , ho vinto io, non so se v' è arrivata la notizia..." Ne ricava risate con contorno di "buu". Ma il bel Luca che canta "Portami a ballare" alla mamma non si fa intimidire: "Io non lo sapevo per niente che avrei vinto". Mia non resiste e lo interrompe: Eri all' estero? Guarda che nella palla di cristallo c'eravamo tutt' e due. Lui, di rimando: "No, io sulle palle non mi sono mai basato".

 Di nuovo Mimì : "E con mamma come la metti?". Ancora lui, buttandola sul goliardico: "Spogliamoci tutti...". Perfetto, mica che qualcuno pensasse di stare a Oxford in compagnia di gentlemen. E il romano Barbarossa aggiunge: "Mia è un' interprete straordinaria, non capisco perché lo vogliate scoprire tutti oggi. Si dovrebbe vivere il Festival in un modo un po' più dignitoso. Ho visto, anche dietro le quinte, scene da matti: gente che stava male di stomaco e stringeva amuleti". Poi si raddolcisce: "Scusate, ma non ho sabotato io il "sistema" sanremese, mi sento imbarazzato".

Gloria Pozzi (2 marzo 1992) - Corriere della Sera

martedì 5 maggio 2009

Nuova avventura musicale dalla voce di 'Martini Mia'







ERA un ritorno importante quello di Mia Martini a Sanremo, dopo anni di silenzio, di lontananza dalle scene, di storie tristi e sconcertanti.

E' stato un ritorno all' insegna del successo, come testimonia il decimo posto nella classifica dei singoli più venduti in Italia di questa settimana per la sua bella canzone Almeno tu nell' universo. Ecco, almeno in questo il Festival di Sanremo 1989 ha ottenuto un risultato positivo, nel riproporre al pubblico un' artista che è e resta, senza dubbio, una delle più belle voci della musica italiana, un' interprete che non solo ha una forza ed un' energia davvero encomiabili, ma ha soprattutto uno stile, una personalità che sette anni di silenzio non le hanno minimamente intaccato.

 Sette anni infatti sono passati dall' ultimo album che Mia Martini aveva inciso, Miei Compagni di Viaggio, ed il suo nuovo disco, Martini Mia, che la cantante ha presentato martedì sera al Notorius di Roma, in una serata tra amici, una sorta di piccolo showcase, più una festa che una presentazione vera e propria, nella quale la Martini ha cantato alcune canzoni contenute in questo nuovo album. Martini Mia è un disco pregevolissimo, un album ricco di belle canzoni, firmate da autori celebri come Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi una coppia efficacissima come dimostrano ampiamente sia il brano che apre l' album e che la Martini ha presentato a Sanremo, Almeno tu nell' universo, sia l' altra bella canzone del disco, Il colore tuo ed autori giovani come il napoletano Enzo Gragnianiello, un cantautore della nuova generazione, musicista e cantante di gran classe, ed in questo caso autore di tre brani del disco.

Ma c' è anche una Mia Martini autrice in questo album, in due brani che brillano certamente nella raccolta, per la passione stessa con la quale la cantante le esegue: Cantare è un modo di raccontare una storia, un' emozione, un movimento, un ritmo che in quel momento stai vivendo in un determinato modo - dice la Martini - una canzone deve essere qualcosa nella quale io possa credere, se no non riesco proprio a cantarla. La perla del disco è naturalmente il brano presentato a Sanremo, quello in cui Mia Martini esprime al meglio le sue doti d'interprete, la forza e l' emozione del suo stile, ma nell' album ci sono molti altri momenti per lasciarsi catturare dalla voce della cantante, come Amori, scritta dalla Martini stessa, Notturno, che porta la firma di Maurizio Fabrizio e Statte vicino a me, un bel pezzo scritto da Gragnianiello. E' un disco, insomma, per chi vuole riscoprire Mia Martini, un punto di partenza per una nuova avventura musicale, per una sorta di nuova vita per una cantante che ha carattere, stile, personalità ed una voce inconfondibile.
 
Ernesto Assante -Repubblica — 23 marzo 1989

Mia Martini canta "Notturno" dal vivo 1989
http://www.youtube.com/watch?v=-FzJWDzlt9A

giovedì 26 marzo 2009

Mia Martini: Semplicemente donna. Innamorata della musica



“Di questo libro sono semplicemente il curatore, ho solo organizzato i materiali accumulati da un lavoro di gruppo”. Così si chiude la conversazione (telefonica) con Pippo Augliera, 48 anni, di Messina, presidente del fan club ‘Chez Mimì’ sul libro ‘Mia Martini. La regina senza trono’, che è l’ultimo omaggio alla cantante scomparsa dell’associazione autorizzata ufficialmente dall’artista.
“Chiarimmo da subito –continua Augliera- quale sarebbe stato il registro della nostra associazione, poiché lei inizialmente era contraria. Ma dopo gli anni del black out aveva bisogno del contatto con il pubblico”.

Proprio nel 1989, anno del clamoroso ritorno a Sanremo con Almeno tu nell’universo, prende il via Chez Mimì, che la seguirà anche dopo la tragica scomparsa (12 maggio 1995) celebrandone il decennale della morte con il libro edito da Guida.

Augliera, come nasce il legame con Napoli?
Napoli, per la Martini, è stata una delle due città adottive. L’altra è Firenze, dove si unì artisticamente a Bigazzi, fautore del suo rilancio musicale. Ma Napoli la sostenne anche negli anni di buio discografico ed esistenziale, pensi che fu l’unico teatro di alcune sporadiche apparizioni. E poi c’è la collaborazione con Enzo Gragnaniello e Roberto Murolo, tanto significativa nella seconda parte della sua carriera. Non solo; era grande amica di Palummella, allora capo ultras del Napoli di cui era tanto tifosa da disertare una conferenza stampa per vederne una partita! Nel 2005, durante la presentazione dell’ archivio della canzone napoletana in cui ho portato alcuni materiali inediti in napoletano interpretati da Mimì, incontrai Peppe Ponti, manager di Gragnaniello e artefice dell’operazione Cu’mme con il grande Murolo, che mi ha messo in contatto con la casa editrice Guida, così coraggiosa da pubblicare un volume curato da un nome poco noto al mondo editoriale italiano.

Il libro non rassomiglia a una biografia…
E’ piuttosto un omaggio all’artista, ma inevitabilmente finisce per essere una delle poche opere a lei dedicate, vista la notevole lacuna bibliografica sul tema che si sta ridimensionando con la recente riscoperta di Mimì attraverso la ristampa di album, raccolte e la trasmissione di special tv che pur in tarda serata raccolgono ottima audience: il momento giusto per far uscire un libro in cui si senta la viva voce di Mimì. Perché è soprattutto basato sulle interviste che rilasciava a noi in esclusiva e che noi pubblicavamo su una fanzine (rivista ndr) periodica. Cinque anni intensi, in cui si intravedono anche flash back della vita passata e dei legami con i grandi nomi della musica leggera.

La Martini donna…
L’artista e la donna erano la stessa persona: quando parlava nelle interviste della sua carriera era se stessa, profondamente umana. Nel libro ho voluto sottolineare questo: il profilo di una donna intelligente, lontana dalle logiche spietate del mercato, sola, determinata a percorrere un’unica strada, quella della propria arte.
 
Di Giovanni Chianelli da Napoli Più

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Omaggio a Mia Martini. La regina senza trono
Mia Martini Roberto Murolo Enzo Gragnaniello ad "Alta classe" in "Cu'mme"
La regina senza trono a Firenze. Omaggio a Mia Martini
http://www.youtube.com/watch?v=U3-ecz96HM0

domenica 22 marzo 2009

Mia Martini: piena di energia ma così triste e sola:




Vogliamo riproporre un articolo di anni fa scritto proprio da Mauro Coruzzi, quando ancora non era Platinette.


Povera Mimì, così triste e sola. Ci siamo conosciuti nel ‘75, vent’anni fa, in una balera della Bassa. Lei era una grande stella e ricordo indossava un pomposissimo abito bianco tempestato di perline: era il periodo della gran signora, dell’Olympia in Francia e delle serate di giro nella provincia italiana, mentre l’ultima volta che l’ho vista, qualche giorno fa, aveva come sempre in questi anni i morbidi pantaloni Armani con cui cercava di nascondere le gambe non proprio bellissime.

Stavamo preparando una trasmissione radiofonica che la sua casa discografica avrebbe poi distribuito alle emittenti, era presissima dall’idea di fare la conduttrice alla radio, di poter finalmente conversare con il pubblico, di intervistare altri personaggi famosi. Eppure, dietro tanto attivismo, tanta energia, Mimì era una donna davvero sola e profondamente infelice: poche storie d’amore e una, la più importante, lunghissima e finita con le botte, mentre lei andava a cantare a Sanremo.
Da allora, e sono passati più di dieci anni, Mimì ha avuto bassi profondissimi: aveva cercato rifugio in Umbria, dalla quale era fuggita poco tempo fa per andare a vivere a Milano in un residence, prima di fuggire anche da lì per tornare in campagna; ci sono stati periodi lunghi in cui nessuno ha potuto (molti nemmeno voluto) avvicinarla, e poi, straordinario, il ritorno al lavoro, alla fine degli anni ’80 con Almeno tu nell’universo, in cui forse per la prima volta senza vergogna, esibiva quella voce rauca, contaminata da una malattia che per lungo tempo le aveva come paralizzato le corde vocali e che era così diversa da quella argentina degli esordi.

Ma Mimì era fatta così, somatizzava il dolore fino a ferire il proprio corpo, e da quella fine di un amore non si era più ripresa. Aveva la percezione che, per quanto potesse fare, la vita non le avrebbe offerto un’altra possibilità come quella e si comportava come se per lei non ci fosse futuro su cui investire, terra dove andare.
Non aveva un carattere facile e lavorare con lei richiedeva nervi d’acciaio, perché era instabile d’umore e come tutte le primedonne autentiche tendeva ad avere sempre ragione; eppure dietro quella diffidenza verso il mondo, nascondeva un’improvvisa fragilità, come quando poche settimane fa, svegliandomi nella notte, perché lei non dormiva e quando dormiva dormiva male, mi chiese il numero di telefono di una presentatrice della tv perché voleva ringraziarla di una cosa bella detta su di lei. Mimì era così sola: da non poterne più di cantare La costruzione di un amore, che ogni volta le strappava l’anima, o ma non finisce mica il cielo, diceva che il pubblico era stanco (assolutamente falso) di queste sue scelte artistiche.

Mina, la grande Mina, le aveva proposto di cantare insieme e Mimì non vedeva l’ora di cominciare, perché nel lavoro trovava pace, mentre dentro, qualcosa, ogni giorno, piano moriva, fino a ieri, quando non ce l’ha fatta più.

sabato 14 marzo 2009

Mia Martini: Canto per comunicare col cielo e qualche volta sento di riuscirci


Ci sembra stimolante uno studio sulla figura dell’immensa artista di Bagnara, sulla sua arte, sulla sua storia di donna segnata da grandi successi, ma anche da contraddizioni e sofferenze. Uno spettacolo che racconti la storia di una donna di Calabria, capace di emergere dall’anonimato grazie alla sue straordinarie capacità e alla sua rabbiosa sensibilità interpretativa. Una donna, che nel momento in cui il suo mondo, il mondo della musica, stupidamente assecondando superstizioni e maldicenze, l’abbandona, la rifiuta, la scaccia via, riesce, proprio ritornando alle sue radici di “bagnarota”, di donna di Calabria, a risalire la china, lentamente, ma sempre con viscerale determinazione , e a ritornare ad essere, prima del suo tragico epilogo, una delle più intense interpreti, dell’universo “musica leggera”, del novecento.

Battiti e fiati sospesi in emozione di sempre prima volta di morbide labbra
Battiti e fiati sospesi su palcoscenico d’incontri
Voce di graffio Voce di ferita
Vita in melodia Vita di dolcezza infinita dipinta
Risate di canto segnate Risate Singhiozzi urlati
Grandi occhi neri che chiamano vita
Grandi occhi neri che negano pudore
Mano alla mano ti regalo il segreto del mare
Mano alla mano semplicemente mano alla mano
Neve di lamiere
Neve d’ascolto
Viaggio di tempo scolpito
Viaggio di fragile arte che incontra
Viaggio cicacitrice su ossa di cuore



Con Mia Martini. Una donna. Una storia., Teatro Rossosimona continua la sua ricerca teatrale occupandosi, ancora una volta, di figure femminili e, soprattutto, di donne calabresi. Ricerca è qui da intendersi come lunga operazione di scavo, meticoloso lavoro d’approfondimento e d’attento studio rivolto verso vite spesso dimenticate o, in questo caso, troppo facilmente ridotte a leggenda metropolitana, a storiella di quartiere, a chiacchiera nazionale. Ed è toccata proprio a Mia Martini, in realtà Domenica Bertè, la sorte d’essere una di quelle figure “popolari” ricordate, quasi esclusivamente, per aneddoti e ingiurie che esulano da ogni tipo di verità, fondamento e giustificazione, e che hanno la sciocca pretesa, inoltre, di sintetizzare sbrigativamente la stessa con giudizi banali e frasi tanto superficiali quanto lapidarie. Muovendo da queste motivazioni, oltre che dal fascino per questa cantante calabrese di rara sensibilità e perfezione tecnica, si è voluto affrontare un percorso che tenesse conto, per quanto possibile, dell’intera vicenda personale, consci del fatto che un’artista, in special modo un’interprete eccezionale come la Martini, non può essere isolata dal suo contesto formativo, dall’ambiente familiare, dagli affetti, dai suoi amori e dalle sue sofferenze. Si è deciso di sondare la terra d’origine, d’ascoltare le radici, così da poter meglio rintracciare le fratture, i salti, le cadute e le risalite, per avere un quadro decisamente più completo e adatto a descrivere, in un iter drammaturgico che va dall’infanzia alla morte, un’ esperienza umana straordinaria sia in positivo che, purtroppo, in negativo. Un’infanzia, quella di Mimì, avvolta dal mare viola di Bagnara Calabra coi suoi gabbiani, dai cori delle bagnarote al mercato, dai primi suoni e canti che la madre Maria Salvina le instillò nelle orecchie e nel cuore. Ma anche dalla rigidità del padre, dal clima di tensione interna alla famiglia che Mia, assieme alle sorelle Leda, Loredana e Olivia, fu costretta a subire e che inevitabilmente portò alla rottura matrimoniale e familiare, causando ferite mai superate e sanate. Quindi la voglia e la determinazione di Mia ad intraprendere la carriera di cantante - sicura com’era di avere una voce fuori dal normale, potente, solare e piena di sfumature uniche - la portano ad affrontare, ancora ragazzina, il provino a Milano, e da lì i primi successi e le prime difficoltà, come la carcerazione in Sardegna, evento che le permise, nonostante tutto, una forte presa di coscienza, favorendo il riavvicinamento con il padre, oltre che con Dio. Così da incontrare il vero successo con canzoni come Piccolo uomo e Minuetto, i vari festival e concerti in tutta Italia, successi che le due zie bagnarote, zia Sarina e zia Melina, interpretano come rivincite personali della nipote, nei confronti d’un periodo non troppo felice e d’un ambiente già colmo d’invidie e risentimenti. Poi l’incontro con Ivano Fossati, il sodalizio artistico e il loro amore dirompente, pieno di passione rovente, relazione che coincide con il periodo più scuro e doloroso che Mia dovette affrontare, ossia quello dell’accusa infamante di jettatrice, di “porta sfiga”, insinuazione che ben presto, partita da ambienti artistici, si propaga per addivenire refrain assiduo e cantilena acida ripetuta un po’ ovunque, provocando incredibili effetti, tanto nocivi per la sua carriera e, soprattutto, per la sua vita. Vita, questa, messa sul rogo della cattiveria gratuita e della superstizione retrograda, dove Mia, inerte e pubblicamente condannata, novella Giovanna d’Arco, risulta essere il capro espiatorio d’una società bigotta e insulsa, sempre intenta alla ricerca esterna delle “streghe”, pur di non vedere quanto essa stessa sia mostruosamente malefica. Per arrivare, infine, alla rottura violenta e feroce con Ivano Fossati e l’avvento della depressione come nuova compagna di vita, l’amicizia sincera col musicista Toto Torquati, il rapporto burrascoso con Loredana Bertè, gli altri successi quali Almeno tu nell’universo e Gli uomini non cambiano, altri insuccessi, nuove voci e nuove accuse, che porteranno, anche dopo la sua morte prematura - fu trovata sul letto ancora con le cuffie, nata e morta tra le note - a prolungare la grottesca serie di favole e dicerie infamanti che condizionarono e caratterizzarono l’intera esistenza di Mia Martini. Una storia tutt’altro che monotona, banale, superficiale, una vita profonda, piena sia di baratri che di luci, d’una donna sempre alla ricerca dell’amore, non importa se felice o infelice, “basta solo che sia un amore”.

lunedì 9 marzo 2009

Grande successo di Mia Martini a Firenze


Un appassionato recital, tutte le canzoni della vita. Felice, radiosa, emozionata come una ragazzina Mia Martini si lascia coccolare dall’applauso del pubblico. Lunedì sera ha cantato con slancio per oltre due ore di fila, ed ha riempito il teatro Verdi di Firenze con il recital per “Musica d’autore” (la rassegna sponsorizzata da “La Nazione”) e con i suoi vent’anni di canzoni cantate con quella voce forte e roca che graffia il cuore.

Un grande concerto per una grande artista che si offre e si abbandona ai suoi fans, ripercorre con loro le stagioni felici e anche i momenti bui, ripropone tutte le sue più belle canzoni, da quelle degli inizi ai primi successi, dalle ballate tristi che hanno segnato quegli otto anni di lontananza dai riflettori alle canzoni che dal 1989 l’hanno riportata ad essere una delle prime donne della musica italiana.

Mia comincia subito con Gli uomini non cambiano, la “poesia” che ha entusiasmato tutti a Sanremo, e con questo motivo concluderà lo spettacolo dopo tre bis. Ed è proprio vero che questa signora che ha voluto rinascere dopo i quarant’anni e che ha abbandonato gli abiti da hippy per gli smoking bianchi e neri di Giorgio Armani, quando è in concerto non canta e basta ma interpreta con la voce, col viso, col corpo la commedia della sua vita. Ecco Padre davvero, il tema amaro della ricerca dell’affetto paterno e della tenerezza negata, ecco Piccolo uomo e la storia di un incontro d’amore che precipita nell’abbandono. Canzoni che sono come tappe di un viaggio dell’anima, una ricerca infinita di un uomo oppure, in fondo in fondo, solo di un pezzo d’amore. E le paure, le angosce, la solitudine di Mia sono quelle di tutte le donne del mondo.

Poi cominciano i ricordi degli amici. L’incontro con Maurizio Fabrizio è stato molto importante, racconta Mia e non smetterà mai, tra una canzone e l’altra, di parlare col pubblico e di ricordare insieme a tutti le stagioni della vita, dall’infanzia a Bagnara (e da qui la bellissima canzone in dialetto calabrese, l’adolescenza più scontrosa, dalla giovinezza fino a questa felicissima maturità. E proprio Fabrizio ha scritto per lei Dove il cielo va a finire e poi Inno che Mia ha eseguito accompagnata dalla musica dei sei musicisti dalla sua band con Mark Harris al piano, Massimo Fumanti alla chitarra, Maurizio Galli al basso,Giancarlo Parisi, agli strumenti a fiato e lo scatenato Walter Calloni alla batteria.

Brividi e ancora brividi per Canto alla luna, per Di tanto amore e poi per Del mio amore, la canzone che Mia Martini ha scritto da sola per l’album che forse le è più caro, Mimì.
Tutti urlano “brava” quando attacca con E non finisce mica il cielo, la canzone del riscatto, il motivo che nell’82 le ha fatto vincere il premio della critica al festival di Sanremo. Sul palcoscenico del teatro Verdi Mia si muove sicura e delicata, sullo sfondo di un grande sole infuocato e di mille magnifici fasci di luce che tagliano e disegnano la scena come un quadro astratto. E quella che canta oltre ad una artista è soprattutto una donna, e una donna forte: lo provano le interpretazioni di Vecchio sole di pietra e Stelle, il motivo dedicato alle star nell’ombra, a quelle stelle dello spettacolo dimenticate che la Martini ha incontrato troppe volte.

Ho fatto tutte le mie scelte dopo l’incontro con Paolo Conte, racconta ancora la cantante, un altro uomo per continuare il viaggio. Poi tutto un crescendo da  Almeno tu nell’universo alla  Africana, composta da Mimmo Cavallo, e infine il grande feeling con l’ultimo compagno di viaggio , Enzo Gragnaniello, il compositore e chitarrista napoletano; “un uomo molto solare”che le ha dedicato Donna e che ha scritto per Mia e per Roberto Murolo Cu’mmè. Lunedì sera anche Enzo ha cantato al Verdi ed è stato come un grande abbraccio quando ha intonato una fantasia di vecchi motivi napoletani.

I più commossi sono Giancarlo Bigazzi che ha scritto con Dati l’ultimo motivo di Sanremo e Riccardo Del Turco, editore dell’LP Lacrime, seduti, entusiasti tra la gente. Mia è la più brava di tutte – dice Bigazzi – e forse è ancora un po’ sottovalutata dal punto di vista commerciale. Un’artista vera anche un po’ pazza, ma così deve essere. E il pubblico lo ha capito e applaude alla grande e alla fine è tutto seduto per terra sotto il palcoscenico per ascoltare La costruzione di un amoreLacrime  e ancora inevitabilmente  Gli uomini non cambiano.
 
Servizio di Eva Desiderio per La Nazione 1992

Mia Martini canta Per amarti Canto alla luna Del mio amore E non finisce mica il cielo:

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giovedì 5 marzo 2009

Canta Mia Martini: voce, cuore e passione.


Un’ottima band, una bella regia e Enzo Gragnaniello ospite in un recital in cui, come sempre, la Martini non si è risparmiata. E’ stata brava, bravissima, più brava che mai, e ha chiuso in bellezza, con uno spettacolo saporito ed elegante il suo tour “Per aspera ad astra”.

Perfettamente a suo agio sia con le atmosfere raffinate dei nostri migliori cantautori sia con quelle del rock, del soul e del blues, Mia Martini si è riconfermata ancora una volta (madonna, quante volte) la voce italiana più bella, più generosa e più viva, e ha catturato il pubblico che gremiva il Sistina fin dalle prime note di Gli uomini non cambiano, il brano con cui ha rischiato di vincere l’ultimo Sanremo.

Forte delle sue splendide doti vocali, nonché di un’eccellente band (Mark Harris e Nico Gaeta alle tastiere, Giancarlo Parisi ai sassofoni, Massimo Fumanti alle chitarre, Maurizio Galli al basso e Walter Calloni alla batteria, tutti bravissimi e dal sound smagliante), degli arrangiamenti di Harris (più da club che da teatro, assai efficaci e variati, puntano all’accostamento voce-strumenti e lasciano ampio spazio ai solisti) e della bella regia di Pepi Morgia (che ha costruito, con luci e scenografie, un palco semplice ma di grande effetto e suggestione), Mia Martini ha creato subito quel magico clima che nasce solo quando a cantare è qualcuno che lo fa col cuore e con la passione, oltre che con una voce stupenda, ed è persino riuscita a sdrammatizzare la sua bravura e le atmosfere spesso drammatiche di diverse canzoni scherzando con rilassatezza fra un brano e l’altro.
Gli uomini non cambiano, Padre davvero, Piccolo uomo, Sola, Minuetto, Dove il cielo va a finire, Inno, Canto alla luna, Volesse il cielo (di Vinicius De Moraes), E non finisce mica il cielo di Fossati, Stelle , uno Spaccami il cuore di Paolo Conte (introdotto dalle prime battute del celebre gospel Nobody know the troubles I’ve seen) e ancora l’Almeno tu nell’universo che a Sanremo ’89 le ha fruttato un meritatissimo premio della critica, Africana (con Parisi alla zampogna), alcuni brani in coppia con Enzo Gragnaniello, cantautore di razza che ha firmato diversi pezzi degli ultimi album di Mia (Donna, l’intensa Cu’mme incisa a due voci con Roberto Murolo nell’ultimo album del maestro, Ottantavogliadicantare, un Luna rossa omaggio a Napoli, Scenne l’argiento), e poi La costruzione di un amore di Fossati, prologo al finale con Rapsodia, Lacrime e una bordata di bis invocati a gran voce dalla platea: questa la scaletta della serata, il cui incasso è andato all’Associazione per la cura del bambino cardiopatico.

E’ stato un bel concerto, che ha alternato con il giusto senso della misura e dello spettacolo i brani più intensi e intimi a quelli più spettacolari e trascinanti, e che non ha lesinato quelli affascinanti momenti in cui Mia canta accompagnata da un solo strumento (pianoforte, per esempio, o chitarra) e che, ci si perdoni per un paragone già usato e forse sacrilego, ricordano un po’ l’indimenticabile immagine della grande Billie Holiday.
Mia Martini, lasciatecelo dire, resta l’unica voce femminile italiana in grado di penetrare fra le pieghe del blues con la passione e la partecipazione che il blues esige, e di questi tempi non è davvero poco.
Di Fabrizio Zampa da “Il Messaggero” mercoledì 20 maggio 1992
Mia Martini in "Dove il cielo va a finire" da "Per aspera ad astra" live 1992
http://www.youtube.com/watch?v=V7MfepHc-O4

mercoledì 4 marzo 2009

Omaggio a.... Mia Martini...sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti


“Ma davvero per uscire di prigione bisogna conoscere il legno della porta, la lega delle sbarre, stabilire l'esatta gradazione del colore? A diventare così grandi esperti, si corre il rischio che poi ci si affezioni. Se vuoi uscire, davvero di prigione, esci subito, magari con la voce, diventa una canzone.”

(Patrizia Cavalli, Poesie)

Questo omaggio è un omaggio alle canzoni e a una voce. Una voce coi graffi. Voce densa, piena di suoni densi. Una voce che ha modellato le canzoni e quelle non sono state più come prima. Chiunque le canterà non saranno più come prima. La sua voce roca e profonda è entrata in simbiosi con ogni canzone che ha interpretato. E adesso quelle canzoni sono sue. Domenica Bertè, futura Mia Martini, nasce il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, e vive i suoi primi anni fra Porto Recanati e Ancona. Studia piano e danza classica e canta alle feste di piazza. A quindici anni incide il primo disco col nome di Mimì Bertè. Proprio per questo disco è notata dal settimanale Tuttomusica che la inserisce in un gruppo chiamato La Greffa. Viene invitata a partecipare come ospite giovane allo show televisivo Teatro 10 condotto da Lelio Luttazzi, dove interpreta un pezzo divertente, E adesso che abbiamo litigato. E dopo questo brillante esordio, sparisce per un pò. E' a Roma, studia lingue e si dedica anima e corpo alla musica, cantando a modo suo il repertorio di Ella Fitzgerald, di Julie Driscoll, Aretha Franklin. E quando riappare sulla scena discografica, nel 1971, nessuno più collega la ragazzina yè-yè a questo nuovo personaggio, che sfodera un repertorio d'avanguardia e un nuovo nome d'arte: Mia Martini. "Il nome l'ho voluto io, pensando alla Farrow, un mio idolo del momento. Il cognome fu scelto fra un tris di prodotti celebri italiani che potevano attirare anche il mercato internazionale. Spaghetti, pizza e Martini. Decidemmo per quest'ultimo". Ecco Mia Martini, che si presenta al primo Festival d'avanguardia e nuove tendenze di Viareggio e vince, battendo gruppi del nuovo rock come la PFM o il Banco, cantano Padre davvero. Il brano, dissacratorio, viene censurato dalla programmazione radiofonica. Il testo è ruvido, durissimo, è la storia di una ragazza in conflitto con il padre. Esplicito, senza smussature, tutto ad angoli acuti e veri. "E certo tuo padre ti diede di meno / solo due calci dietro la schiena / e con mia madre dormivi nel fieno / anche in aprile e di me era piena! / Padre, davvero sarebbe grande / sentire il parere della tua amante! / Poi sono venuta e non mi volevi / ero una bocca in più da sfamare / non sono cresciuta come speravi / e come avevo il dovere di fare! / Padre, davvero che cosa mi hai dato? / Ma continuare è fiato sprecato / che sono tua figlia, lo sanno tutti / domani i giornali con la mia foto / ti prenderanno in giro da matti / ah, non mi avessi mai generato! / Padre, davvero ma chi ti somiglia / ma sei sicuro che sia tua figlia!. Nell'aprile del 1972 incide Piccolo uomo. Il disco rimane per cinque mesi ai primi posti delle classifiche nazionali, vince l'edizione del Festivalbar (che bisserà l'anno dopo con Minuetto), diventa un successo anche in Francia, Spagna e America latina. Nell'autunno dello stesso anno partecipa alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia con Donna sola, strepitoso brano blues, e incide un nuovo album, Il giorno dopo. Per lei è un momento d'oro: la sua voce è un baleno di energia e novità. I testi, poco rassicuranti, sono un taglio netto rispetto alla tradizione, che vuole le voci delle interpreti femminili cantare d'amore da fiaba. Lei canta la vita sua e la vita sua è fatta anche così. E piace, vince e vende. Vince la Gondola d'oro di Venezia per le vendite del disco Donna sola, poi il referendum di Sorrisi e canzoni come miglior cantante dell'anno e il Premio della critica europea a Palma de Majorca. Ed è proprio in Spagna che la cantante inizia una stretta collaborazione con Charles Aznavour che dura tre anni e che la condurrà nel '77 ad un memorabile concerto all'Olympia. Varca le frontiere e trionfa sul mercato europeo, canadese e giapponese. Viene invitata al più prestigioso Festival di Tokyo come rappresentante italiana, e vince con Ritratto di donna. Poi di nuovo un periodo di silenzio. Il suo percorso sarà tutto così: fatto di salti improvvisi e poi silenzi. E nuove capriole di musica, ogni volta più belle. Qualche volta è lei a scrivere, più spesso sono altri, ma c'è un filo rosso che lega la scelte delle canzoni: dire la sua verità, magari piccola, magari imprecisa ma certamente aderente alla sua esperienza e al suo coraggio. Incontra Ivano Fossati e lì nasce un sodalizio (artistico e sentimentale) destinato a protrarsi per diversi anni e a produrre grandi canzoni. Nell'82 arriva la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Non vince ma la giuria dei giornalisti, toccata dalla sua esecuzione di E non finisce mica il cielo, istituisce per lei il premio della critica. La sua presenza cambia le regole, apre strade. Obbliga a prendere atto che una canzone è un pezzo della vita di un paese, dice della sua cultura e della sua maturità d'arte. Nomina le contraddizioni e le mette in musica. Certo questo è atto faticoso. E in più il talento fa paura, la nitidezza dell'anima a ogni costo fa risultare ancora più grosse le meschinerie. Comincia un sotterraneo lavoro di ostruzione e cattiveria che lei soffre senza pari. Nello stesso anno esce Quante volte. In quell'album c'è una canzone che si chiama Stelle. Provate ad ascoltarla. Non si sa che stato d'animo vinca, se la tenerezza, il disincanto, o il candore. E' la voce sua a contenerli tutti: Ho visto gente che lottava per un soldo di fortuna / come tori caricati nell'arena / quanti feriti e quanti osannati / regine di plastica su troni di cera / stella stella che risplendi nello spazio di un sorriso / quando il buio tuo compagno ti nasconde dove vai / stelle spente vi ho incontrato qualche volta in tristi bar / e ognuno ha i suoi motivi che nessuno ascolterà. / C'è chi sopra un palcoscenico si muove con maestria / se provassi potrei farlo anch'io / ma quando è il momento mio Dio / mi sento goffa e ridicola io / la mia paura è una nota stonata / e lo sai perché non c'è niente di grande in me / io posso solo cantare per te. / Stella stella che risplendi / finché c'è la tua canzone / stella se ti senti sola / scendi giù vicino a me / stella persa e ritrovata qualche volta in tristi bar / io conosco la tua storia ma se vuoi ti ascolterò. Nell'83 Mia si diverte a regalare un 33 giri ai suoi "Compagni di viaggio", svariando fra Hendrix, Tenco, De Andrè e John Lennon. Nell'85 vorrebbe tornare a Sanremo con Spaccami il cuore, bellissimo pezzo scritto da Paolo Conte. Ma le giurie fanno una cosa assurda: bocciano la canzone in fase di preselezione. Meglio corbellerie che nessuno ricorderà piuttosto che la sua voce luccicante con la musica e le parole di uno dei più grandi autori di sempre. Sparisce dalle scene e ci vorrà molto tempo per convincerla al nuovo grande ritorno. Che arriva nell'89. Mia arriva a Sanremo con una canzone intitolata Almeno tu nell'universo : è uno shock generale, e lei rivince il premio della critica. lo stesso accade nel '90 con "La nevicata del '56. Due anni dopo canta Gli uomini non cambiano e manca per un soffio la vittoria. Poi partecipa a un disco di Roberto Murolo, altro grande della nostra musica. Provate ad ascoltare Cu'mme, provate a sentire che succede nella canzone quando entra la voce di Mia: si vola, si va in alto e quasi non importa capire cosa dica il testo perché il senso delle parole è tutto nel suo modo di cantare disperato eppure gioioso. Nel '94 incide un album di cover intitolato La musica che mi gira intorno. E' il suo ultimo capolavoro. Sono pezzi di De Andrè, di Bennato, di De Gregori e poi c'è la sua voce a restituirli nuovi. In una trasmissione tv, invitata per rendere omaggio alla sua bravura dopo troppo buio, il pubblico ascolta a bocca aperta La voce del silenzio, cavallo di battaglia di Dionne Warwick, che, affidato alle sue corde vocali, è un concentrato di meraviglia. Mia Martini muore nel maggio del 1995. Certo la meraviglia resta. Come resta il fatto che ad alcuni la strada per esprimere sé stessi riservi tanto dolore. Lei è una delle voci più intensamente belle della nostra tradizione musicale. Velluto e carta vetrata. Lei è stata bersaglio di stupidità, invidia e codardia. Il talento spesso abita dentro le anime fragili, anime che andrebbero protette, un cappotto sulle spalle quando fa freddo. Non messe ai margini. Perché quello che danno è, per tutti, un bene comune che fa migliori.Gianna Mazzini Buddismo e Società numero 117 luglio-agosto 2006

martedì 3 marzo 2009

Allo Smeraldo l'atteso concerto di Mia Martini a favore dell'Anfass( Associazione Famiglie Fanciulli e Adulti Subnormali)




Con le parole di Gli uomini non cambiano si apre il viaggio introspettivo di Domenica Bertè , in arte Mia Martini, nel concerto "Per aspera ad aspra" che sta proponendo nei teatri italiani e che approderà stasera allo Smeraldo (ore 21, ingresso 30.40 mila). Il concerto, patrocinato da Comune e Regione, è a beneficio dell'Anffas (Associazione famiglie fanciulli e adulti subnormali).

Il percorso musicale a ritroso della vita artistica di Mia Martini crea l' opportunità di riascoltare le tappe di una carriera frastagliata, difficile, comunque fedele alla personalità di questa generosa interprete della canzone italiana. Si riascolteranno successi degli anni ' 70, da Piccolo uomo a Minuetto, fino al grande ritorno sulle scene (dopo il traumatico intervento alle corde vocali del 1980) con motivi quali E non finisce mica il cielo e Almeno tu nell' universo.
Lei confessa: Non potrei mai dividere la mia vita privata dalla musica perché  è quest' ultima che ha determinato ogni scelta .

Cosa si prova a ritrovare il successo, a ottenere la definitiva consacrazione a grande interprete...
Vivo tutto molto intensamente per cui ci sono anche momenti di grande stanchezza. Non sono certo razionale nella distribuzione delle mie energie e ogni volta che canto o comunque incontro il pubblico, mi emoziono fino alle lacrime mentre canto, come succede in questo spettacolo che mi riporta alle radici, a Bagnara Calabra e a mio padre che è tra le persone che amo di più.
 
. . E qual è invece il rapporto con l' altra cantante di famiglia, sua sorella Loredana Bertè ?
Ci sono stati sempre molti conflitti. E un rapporto tumultuoso. Loredana deve probabilmente risolvere suoi problemi personali. Da parte mia c'è molta disponibilità e voglia di incontrarla...
 
. . Torniamo alla musica. Lei in questo spettacolo, del quale sarà realizzato un home.video, ripercorre le tappe della sua vita osservando il passato. E il futuro?
Questo è  un concerto che non si ripeterà mai più  perché non amo troppo le lacrime della nostalgia. Io voglio essere solare, cantare in piena libertà e per l' estate realizzerò un tour con questo spirito, giocando con la mia fantasia per passare da un' atmosfera all' altra, dalla canzone al rock e al jazz. Oggi mi sento felice.

A questo proposito lei stessa scrive di questo concerto tenuto il 12 aprile al Teatro Smeraldo a favore dell’Anffas:
Non sempre siamo in grado di apprezzare la vita perché siamo troppo presi dagli stress quotidiani che spesso creano falsi problemi. Un vero problema è l’handicap e ci riguarda, anche se poche volte siamo disposti ad affrontarlo con la dovuta sensibilità: troppo spesso l’ipocrisia porta ad occuparcene solo per il breve tempo di una pubblica relazione da cui trarre vantaggi per poi, a luci spente, accantonarlo immediatamente. Ecco: associazioni come ANFFAS svolgono il compito di occuparsi di questo problema dal punto di vista umano e sociale chiedendoci soltanto un po’ della nostra attenzione.

 
Elia Perboni Corriere della sera Aprile 1992


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domenica 1 marzo 2009

Claudia Mori rinuncia al Festival per solidarieta' con l' esclusa Mia Martini






Non cambio idea. A Sanremo non ci vado.

Non era mai accaduto nella storia del Festival che un big rinunciasse al palcoscenico dell'Ariston per solidarieta' verso un collega, ma questo a Claudia Mori non interessa:

Sono contenta che la commissione mi abbia scelta tra i venti big che parteciperanno alla kermesse, ma non accetto che Mia Martini, bravissima, la migliore interprete dopo Mina, resti fuori". Tra tutte le esclusioni 'eccellenti', quella della Martini mi ha davvero colpito, continua la Mori, che assicura di tornare presto in video con un programma tutto suo su Raiuno .. Come si fa a bocciare una come lei? Mi sono sentita in imbarazzo: io a Sanremo e Mia a casa. Allora ho preso la decisione.
E suo marito Adriano Celentano che cosa ha detto?
 Che facevo bene.

Ma secondo lei, la commissione ha davvero fatto un errore?
Io non ho ascoltato la canzone della Martini, ma credo che Sanremo non possa permettersi di chiuderle le porte in faccia. Va bene che si sceglie il brano, ma non si puo' prescindere dall'interprete. Ingiusto sottoporre ogni volta ad esame un artista.
Non e' assolutamente d' accordo Baudo:  La Mori dice:
Un' interprete come Mia Martini, anche se canta l' elenco del telefono, non puo' essere esclusa". Non ho parole: e' una motivazione anti democratica. Vorrebbe forse che scegliessimo i big per licitazione privata? C'e' una commissione che deve giudicare non i cantanti ma le canzoni. E sceglie le piu' belle.
Iossa Mariolina (28 dicembre 1993) - Corriere della Sera

Successivamente, intervistata, il 4 maggio 2006 su Corsera Magazine, da Claudio Sabelli Fioretti che, tra le altre cose, le chiede:

Lei una volta ha litigato anche con Pippo Baudo,
Era per Sanremo. Ero stata ammessa e Mia Martini no. Me ne vergognavo.
Baudo disse: dobbiamo giudicare le canzoni non i cantanti.
La canzone di Mia Martini era bellissima. Ma soprattutto Mia era una grandissima interprete che rendeva meravigliosa ogni nota musicale.
Che cosa era successo?
Sanremo non è mai del tutto autonomo. Altrimenti non si giustificano certe presenze e certe esclusioni. E non rappresenta la musica italiana.

Il video di "E la vita racconta"
http://www.youtube.com/watch?v=0jvG4yunTjk

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Conferenza Stampa di Mia Martini al Festival di Sanremo 1989
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Conferenza Stampa di Mia Martini al Festival di Sanremo 1992
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Baudo " obbligato ": a Sanremo Premio Critica intitolato a Mia Martini
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sabato 28 febbraio 2009

Mia Martini: niente televisione con la Bertè






MIA MARTINI:
Io e mia sorella? Meglio separate

A Sanremo si sono piazzate penultime ed è stato un duro colpo per entrambe. Mia Martini e Loredana Bertè, le sorelle ‘ritrovate’ dopo anni di litigi e incomprensioni, hanno deciso che dopo quella sconfitta non si esibiranno più in coppia.
D. Allora, Mia, avete litigato di nuovo?
R.”No, è solo che non ho intenzione di accompagnare Loredana in TV. Le voglio bene, ma lei ha un disco da promuovere e io non ce l’ho. E poi è evidente che insieme non funzioniamo proprio: siamo troppo diverse”.
D. Perché non riuscite ad andare d’accordo?
R. “Io sono calma e riflessiva, mentre mia sorella è l’esatto contrario. Ho cercato in tutti i modi di capirla, di starle vicino, ma lei ha un carattere difficile e non accetta consigli. Cercherò di essere una buona sorella, ma d’ora in avanti preferisco non lavorare più con Loredana”.
D. Sembri preoccupata per lei: sta attraversando un momento difficile?
R. “Proprio così: io al Festival non volevo andarci. Ma l’ho fatto per lei, per aiutarla ad uscire da questa crisi depressiva che la tormente e che la porta ad essere troppo aggressiva con tutti. Sono in pensiero per Loredana e non so come aiutarla: purtroppo sono certa che sta soffrendo ancora moltissimo a causa della fine del suo matrimonio con Bjorn Borg”.
D. Quali sono i tuoi progetti?
R. “Alla fine di aprile partirò per un tour teatrale con Roberto Murolo e Enzo Gragnaniello: ho scoperto di amare molto la musica napoletana. E poi, a fine estate, voglio preparare il più bel disco della mia vita. Da sola naturalmente!”

LOREDANA BERTE’:


Non mi capisce? Peggio per lei

“Ho fatto un album bellissimo e l’ho fatto da sola”, dice Loredana Bertè ostentando la consueta grinta. “Si intitola “Ufficialmente dispersi” ed è contro l’embargo a Cuba, l’Aids e tutte le guerre in generale. Mia sorella non mi capisce e non condivide assolutamente il mio impegno politico. Continui pure a parlare d’amore nelle sue canzoni. Io vado per la mia strada con o senza di lei”.
Simona Rodolli per Grand Hotel 1993

"Dedicato" di Mia Martini e Loredana Bertè tratta dalla trasmissione tv "Tandem" del 1983
http://www.youtube.com/watch?v=7apBzYVc3Y0

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Il ‘divorzio’ politico delle sorelle terribili Loredana Berté fan del ‘Che’ e Mia Martini che svolta a destra: ‘Dalla sinistra solo fregature’.
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sabato 14 febbraio 2009

Compagni di viaggio di Mia Martini: intervista a Tullio De Piscopo e Eugenio Bennato






Due valenti artisti partenopei ricordano la loro collega Mia Martini, napoletana d’adozione.

TULLIO DE PISCOPO

D. Tullio De Piscopo che ricordo ha di Mia Martini?
R.
Un ricordo di un rapporto professionale e di amicizia molto intenso e profondo che si è rinnovato e consolidato negli anni. Ho conosciuto Mimì nei primi anni settanta quando incideva per la Ricordi. In quel periodo nei suoi concerti facevo il turnista suonando la batteria. Qualche anno dopo, nel 1975, abbiamo partecipato al Festival internazionale di Palma de Majorca al quale presero parte musicisti e cantanti di tutto il mondo. Tra me e Mimì nacque subito una grande intesa, trascorremmo insieme tantissimo tempo. Conservo un bellissimo ricordo di quella esperienza. L’ho ritrovata dopo tanti anni, nel 1989, al Festival di Sanremo al quale presi parte con il brano ’E allora e allora’. Provai una grande emozione e un piacere immenso nel rivederla esibirsi alla grande per una platea così prestigiosa. Interpretò in maniera superba ’Almeno tu nell’universo’, un capolavoro di pezzo, penso che in quel momento non si sia nemmeno resa conto che stesse cantando qualcosa che sarebbe rimasto nella storia della canzone. Qualche mese dopo tutto il cast di quell’edizione girò mezzo mondo grazie alla rassegna ’Sanremo in the world’ fortemente voluta da Adriano Aragozzini. A tal proposito voglio rivelarti uno dei tanti episodi incresciosi che Mia Martini ha dovuto subire. Ricordo che sull’aereo i manager, a causa delle ignobili dicerie che la volevano porta-sfiga, la facevano sempre sedere da sola in terza classe lontana dai colleghi. Io fui disgustato da questo episodio e durante uno scalo che facemmo in Danimarca minacciai gli organizzatori dicendo che avrei preso il primo aereo in partenza per Milano se Mia Martini non si fosse seduta in prima classe accanto a me. Da quel giorno io e Mimì fummo compagni di viaggio e ti lascio immaginare gli scambi di opinione che abbiamo avuto e le cose che mi ha raccontato durante quegli spostamenti.

D. Secondo te quanto sono stati importanti Napoli e i suoi musicisti per Mia Martini?
R. Enzo Gragnaniello le ha scritto un capolavoro che si chiama ’Donna’, un pezzo di grande sensibilità musicale e umana. Inoltre grazie al duetto con Roberto Murolo e alla penna di Enzo, Mia Martini con la sua voce straordinaria ha fatto di ’Cu’ mme’ un nuovo classico della canzone napoletana. A Napoli Mimì era di casa, io e lei frequentavamo spesso il programma televisivo di Gennaro Montuori (alias Palummella, il capo degli ultras, n.d.r.) poiché condividevamo la passione per la squadra del Napoli. Spesso siamo stati anche in curva B e in trasferta con i tifosi per incitare gli azzurri e i tifosi con lei erano sempre molto affettuosi, così come lei lo era con i napoletani. Penso che il suo incontro con Napoli e i napoletani sia stato magico e molto importante tanto per l’aspetto professionale, quanto per quello umano, sia per lei che per Napoli e la sua canzone.

EUGENIO BENNATO

D. Eugenio Bennato cosa ne pensa di Mia Martini e che ricordo ha di questa artista?
R.
Mia in un certo periodo veniva frequentemente ad ascoltarmi dal vivo. Ti confesso di avere un rimpianto, perché lei voleva che io le scrivessi un pezzo, io mi ripromettevo sempre di farlo, ma poi ho sempre rimandato questa cosa e purtroppo non c’è stato più tempo per poterlo fare. Inoltre posso dirti che eravamo molto amici e tra le altre cose, seguendo una mia testardaggine non ho mai lasciato correre delle dicerie sul suo conto che ho sempre stroncato, litigando spesso con l’ipocrisia dell’ambiente degli artisti. Quindi sono contento di aver dato questo contributo a Mimì, però rimane il rammarico per non aver scritto un brano per una ragazza calabrese, per una grandissima interprete che amava molto anche il folk (infatti veniva spesso ai miei concerti) e che io ho conosciuto da ragazzo, poi ci siamo ritrovati tanti anni dopo. Mi dispiace perché in questo momento con il grande ritorno della musica latina e del sud, le avrei potuto dare una mano, nonostante lei sia una grande della musica leggera. Ormai è stato già detto tutto su Mimì, rimane una grandissima artista di questi ultimi decenni che è rimasta nel cuore di tutti noi, soprattutto di noi musicisti del sud.
di Ciro Castaldo

Le interviste sono inserite nel libro:

giovedì 12 febbraio 2009

Compagni di viaggio di Mia Martini: Roberto Galanti





Roberto Galanti, allora discografico della DDD,  rilascia queste interviste a Chez Mimì inserite in La regina senza trono  e
La voce dentro



Ricordo una Mia Martini delusa e amareggiata , ferita dalle voci che già circolavano sul suo conto e che l’hanno accompagnata per il resto della sua vita. Nacque, agli inizi degli anni ottanta, subito dopo aver firmato il contratto con la DDD, un rapporto di amicizia e di stima, anche se l’affetto per questa grande artista non deve far dimenticare le spigolosità e i lati negativi del suo carattere. Capace di essere dolcissima nel privato, Mimì diventava intransigente e a volte insopportabile quando si entrava nello specifico della sua professione. Molti autori, che ci inviavano canzoni anche interessanti, venivano scartati a priori perché da lei ritenuti troppo popolari o non particolarmente originali. Difficile trovare un compositore che fosse a suo parere adatto a lavorare con lei, per questo rifiutava con testardaggine brani anche di probabile successo, e quando dietro mia insistenza acconsentiva a realizzare un provino di uno di questi, lo interpretava talmente male che finiva immancabilmente per essere scartato.

Realizzammo il suo primo disco con musicisti americani di grande valore, ma poco noti in Italia, e il riscontro del pubblico non fu positivo. Cercammo allora di proporla più sorridente, più solare, e cominciò una bella collaborazione con Shel Shapiro, da cui nacque Quante volte, appunto, e un disco che comprendeva diversi pezzi composti da lei stessa. Nel frattempo, con E non finisce mica il cielo, premio della critica a Sanremo nel 1982, aveva confermato le sue straordinarie capacità di cantante e di interprete. Qualche tempo dopo, si era raggiunto un accordo per un disco con canzoni inedite di Pino Daniele, ma quando tutto sembrava deciso, Pino, a sorpresa, dette alcuni brani a sua sorella Loredana, e allora Mimì, ancora una volta delusa, non volle farne più niente. Miei compagni di viaggio, una selezione di canzoni di grandi artisti a lei particolarmente cari, fu registrato dal vivo nel corso di due concerti al Ciak di Milano, e la sua voce risultò talmente perfetta (di solito in questi casi la voce viene rifatta o per lo meno corretta in studio) che dovemmo mettere tra le note di copertina che nessuna modifica era stata apportata in fase di missaggio.


Un amore appassionato e turbolento, che le dava grandi gioie ma altrettante depressioni, le cattiverie dell’ambiente dello spettacolo, la scomodità di rimanere sempre coerente alle sue idee musicali, le grandi difficoltà economiche in cui perennemente si dibatteva, la portarono a chiudersi sempre più in se stessa, e quando la commissione d’ascolto del Festival di Sanremo non accettò Spaccami il cuore di Paolo Conte, maturò la decisione di smettere di cantare. Il suo contratto con la DDD dopo qualche mese terminava e, nonostante le mie insistenze, non ci fu verso di farle cambiare idea.

In verità, con Spaccami il cuore, giocavamo la nostra ultima carta, ma eravamo fiduciosi che questa canzone potesse contribuire ad un rilancio di Mimì in grande stile. Pensai nuovamente a Sanremo, perché rimaneva l'occasione migliore per infonderle un nuovo slancio professionale. Come autore, pensai a Paolo Conte che andai a trovare ad Asti accompagnato dalla stessa Mimì. Paolo fu gentilissimo con noi e, soprattutto, molto disponibile nei suoi confronti. Mi ricordo che, appena entrammo in casa, la prese per mano e, presentandola alla moglie, disse: ecco la più grande interprete che abbiamo in Italia. Dopo pranzo, Paolo e Mimì si avvicinarono finalmente al pianoforte. Lei iniziò a cantare Spaccami il cuore (di cui avevamo già un provino) e Conte rimase letteralmente conquistato dalla sua interpretazione. Insieme effettuarono qualche miglioria (se non sbaglio, cambiarono anche tonalità) e finalmente entrarono in sala di registrazione dove si avvalsero della collaborazione di Renato Serio e Antonio Coggio. Ero convinto che, con un autore come Paolo Conte e un’interprete come Mimì, l’ammissione di Spaccami il cuore al Festival di Sanremo dovesse costituire una pura formalità. Invece mi sbagliavo. Ravera, infatti, si era stancato di costituire il bersaglio della critica giornalistica in merito alle canzoni da ammettere alla rassegna e quell’anno affidò lo spinoso incarico delle selezioni ad una giuria di giornalisti specializzati. Furono pubblicati i risultati delle selezioni e ci accorgemmo che Mimì era stata eliminata, per motivi evidentemente tutt’altro che artistici.
  
Ho continuato a frequentarla come amica; lei viveva sola e isolata a Milano 2, e io ogni tanto la chiamavo: ‘Mimì andiamo a mangiare il pesce?’, ricordo la frase di rito, e lei arrivava, apparentemente serena, sempre col suo vivace senso dell’umorismo. Andò via da Milano ,la persi di vista, voleva tornare a vivere in Calabria, ma non trovò casa, si sposto fuori Roma.

L’ho incontrata a Sanremo, un rientro eccezionale, quando ha rivinto il premio della critica con Almeno tu nell’universo. Era raggiante, ci siamo abbracciati a lungo. ‘Ho tifato per te’, le ho detto. ‘Ma come, se ho battuto di un punto Jannacci, il tuo cantante?’, mi ha risposto.


Roberto Galanti discografico - elaborazione Pippo Augliera

martedì 3 febbraio 2009

Compagni di viaggio di Mia Martini: Egidio Maggio



Egidio Maggio ha suonato nell'ultimo tour di Mia Martini effettuato nella prima decade di maggio del 1995. Ha voluto esprimere la sua opinione sulla grande artista.


....credo che sia stata una delle mie esperienze più forti....sotto tutti i punti di vista....per chi ha avuto la fortuna di stare a fianco a Mimì, pur avendo un carattere non facile, sa di essere un privilegiato. Il mio bagaglio di esperienza, in quel periodo, è magicamente cresciuto e per un musicista è fondamentale ampliare le proprie conoscenze. Quello di cui aveva bisogno lo sapeva perfettamente, ti diceva nei minimi particolari come doveva essere interpretato un brano, insomma, lavorare in questo modo con lei era molto semplice....a parte quando non era di buon umore (..eh..eh..eh..), ma Mimì era così prendere o lasciare.

Durante le prove del tour eravamo ad Ortanova ( FG ) in teatro e lei da giorni soffriva di un forte mal di denti ( ....piccola premessa : si provava dalle 9.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 23.00 e non si risparmiava con la voce era sempre li a cantare ogni pezzo come se fosse in concerto.... ) a cena ci dice di preparare e arrangiare per il giorno dopo dei brani in maniera acustica perchè aveva preso appuntamento con il dentista; noi tutti tirammo un sospiro di sollievo perchè andavamo incontro ad una giornata di lavoro un pò più tranquilla....il giorno dopo......avevamo già provato un paio di pezzi quando intorno alle 11.30 ce la vediamo salire sul palco con la mano sulla guancia e con mezza faccia ancora sotto anestesia, ci dice: "pensavate di esservi liberata di me....eh !!!" ....insomma dopo dieci minuti eravamo a provare i brani nuovi, con Mimì che CANTAVA con metà bocca ( compresa la parte superiore sinistra delle labbra ) ancora sotto anestesia....mamma mia ragazzi che forza !!!